Parto, l’induzione del travaglio non sempre riduce il ricorso al taglio cesareo

Un nuovo studio pubblicato sull’American Journal of Perinatology e coordinato da Elizabeth Langen, dell’Università del Michigan (USA), ha evidenziato che indurre il travaglio alla trentanovesima settimana nelle gravidanze a basso rischio non determinerebbe, necessariamente, una riduzione del ricorso al taglio cesareo; per alcune persone l’induzione potrebbe addirittura avere l’effetto opposto.

La ricerca si è basata su più di 14.135 parti raccolti in un registro collaborativo della qualità di cura della maternità. La collaborazione, nota come Obstetrics Initiative e iniziata nel 2018, comprende almeno 74 ospedali per il parto e centri sulla riduzione dei tassi di natalità cesarei primari nelle gravidanze a basso rischio.

Lo studio è stato condotto in risposta al trial multicentrico ARRIVE che aveva indicato che l’induzione del parto alla 39a settimana delle gravidanze a basso rischio ha comportato un tasso inferiore di ricorso al cesareo rispetto all’attesa del normale avvio del travaglio.

Lo studio dell’università del Michigan ha imitato le condizioni della precedente sperimentazione nazionale e ha confrontato 1.558 pazienti che subivano l’induzione del travaglio rispetto a 12.577 che invece aspettavano il travaglio.
Dall’analisi dei risultati è emerso che le donne che andavano incontro a induzione avevano più possibilità di andare incontro a un parto cesareo rispetto a quelle in attesa, il 30% contro il 24%. Inoltre, tra le donne che andavano incontro a induzione, i tempi di ricovero e il parto erano più lunghi. Infine, le donne in attesa del travaglio avevano una minore probabilità di andare incontro a emorragia post partum, l’8% vs il 10%.

Fonte: American Journal of Perinatology 2023

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