La deprivazione del sonno sottrae molto più che la semplice energia: alcuni studi dimostrano che indebolisce anche la memoria, modificando il modo in cui trasformiamo i ricordi a breve termine in ricordi a lungo termine. Ma non per i pipistrelli. In questo periodo dell’anno milioni di essi si trovano nelle caverne, dove si ammassano e si ibernano per l’inverno: l’ibernazione tuttavia è completamente diversa dal sonno. Si tratta di uno stato noto come torpore, che si accompagna alla riduzione della temperatura corporea e del tasso metabolico. Di quando in quando, l’animale che si trova in questo stato ne emerge per mangiare ed espletare le proprie funzioni corporee, e poi vi rientra. Anche gli scoiattoli si comportano in questo modo. I mammiferi, tuttavia, durante il torpore dormono molto meno, in quanto alcune delle funzioni del sonno richiedono temperature corporee più elevate: paradossalmente, dormono quando emergono dal torpore stesso. Di fatto, spesso presentano segni di deprivazione del sonno: in mammiferi come scoiattoli e criceti, la cosa si traduce in un deficit della memoria spaziale e della capacità di riconoscere oggetti, ma ciò non accade nei pipistrelli. Essi vivono per lungo tempo in ambienti complessi che richiedono loro di manovrare intorno oggetti diversi, e ricordare informazioni sul loro ambiente è probabilmente importante per la loro sopravvivenza: essi dunque devono aver evoluto tecniche comportamentali e psicologiche che bilancino torpore e deficit cognitivi. I processi iniziati prima del torpore e che richiedono temperature corporee più elevate semplicemente riprendono dopo il torpore stesso. Che sia una buona notizia per gli astronauti che spediremo su Marte? (J. Exp. Biol. 2014; 217: 4043-8)
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