Bistecche “coltivate” e farine di insetti. Mangeremo così nel 2050?

(Reuters Health) – Tra bistecche e hamburger preparati in laboratorio con carne a base di piante pronti ad arrivare sulle nostre tavole e insetti nel menù, una cosa è chiara: presto cambieremo alimentazione. I produttori di cibo stanno infatti cercando metodi alternativi e sostenibili per produrre carne per sfamare la popolazione mondiale, in forte espansione.“Il cibo del futuro continuerà ad essere carne, ma non sarà carne di allevamenti animali industriali”, dice Bruce Friedrich, direttore esecutivo del Good Food Institute di Washington. “Sarà carne prodotta in laboratorio, senza passare per fattorie e macelli”, spiega l’esperto, secondo il quale le carni tradizionali potrebbero essere eliminate nei paesi ad alto reddito entro il 2050. Secondo altri, invece, insetti o alghe ad alto contenuto proteico, come la spirulina, saranno tra i cibi del futuro, insieme a pesci prodotti in aziende che opereranno in acque profonde. Con una previsione di aumento del 50% della produzione agricola necessaria a sostenere quasi 10 miliardi di persone entro il 2050 e con il problema sempre più preoccupante dei cambiamenti climatici, secondo la FAO le soluzioni di immediata adozione potrebbero riferirsi alla riduzione di calorie e proteine nelle diete delle popolazioni più ricche, nel rendere più efficienti le tecniche agricole efficiente e nella riduzione di un terzo dello spreco di cibo. Secondo l’organismo dell’Onu, circa l’80% di tutti i terreni agricoli è attualmente destinato ai pascoli o alla coltura di mangimi per animali. L’industria del bestiame consuma il 10% dell’acqua del mondo, generando metano ed altre emissioni pericolose per il pianeta.

I nuovi scenari
Alcune aziende stanno cercando di sviluppare tecnologie per ridurre il prezzo della cosiddetta carne ‘coltivata’ o ‘pulita’, che viene fatta crescere da cellule prese da animali vivi. Secondo chi sta tentando questa strada, questa carne potrebbe essere prodotta in laboratori urbani e costare meno della carne reale, oltre a utilizzare il 99% in meno di terra per essere ‘allevata’. Altre start-up, invece, utilizzano ‘l’agricoltura cellulare’ per sviluppare uova, latte e pesci senza il contributo di animali. Hampton Creek, con sede a San Francisco, vorrebbe ottenere il primo prodotto di carne ‘pulita’ per i consumatori entro il prossimo anno, ma gli osservatori di settore e altre aziende pensano che ci vorranno cinque anni prima di arrivare nei ristoranti di alta fascia e un decennio per raggiungere il consumo di massa.

Anche i produttori di carne – un mercato che vale 750 miliardi di dollari – stanno cercando alternative. Il principale produttore di carni negli USA, Tyson Foods, ha creato un fondo da 150 milioni di dollari per sviluppare fonti proteiche a basso costo e ha investito nella società di carne a base di piante Beyond Meat. Mentre Bill Gates, Richard Branson e il gigante Cargill hanno investito nella Memphis Meats, che sta sviluppando carne di pollo, manzo e maiale ‘pulita’. Altri imprenditori, invece, scommettono sugli insetti, ricchi di proteine e già consumati da miliardi di persone, che potrebbero essere facilmente allevati nelle città. Così Terreform ONE, di New York, ha sviluppato un edificio modulare ideale per coltivare grilli che possono essere macinati nella farina. “Nel caso degli insetti si parla di quasi mille volte di meno di consumo di acqua, 300 volte di meno di emissioni di carbonio rispetto alla carne”, ha spiegato Mitchell Joachim, co-fondatore di Terreform. Ma a fare la differenza saranno prezzi accessibili e un marketing astuto; solo così, infatti, si potranno convincere i consumatori a cambiare abitudini.

In ogni caso, prima di passare a queste soluzioni alternative, i Paesi potrebbero ancora riuscire a soddisfare le crescenti richieste e gli obiettivi ambientali apportando modifiche importanti al sistema alimentare, almeno secondo Lorenzo Giovanni Bellù, economista senior alla FAO. “L’agricoltura di precisione, per gestire su misura le colture, potrebbe rendere più efficiente la produzione, mentre le energie rinnovabili potrebbero ridurre le emissioni”, sottolinea l’esperto. Inoltre, le diete dovrebbero diventare più equilibrate per ridurre il consumo di carne, aumentando la quantità di proteine animali disponibili per i Paesi più poveri. “Abbiamo molte cose da fare prima di mangiare gli insetti”, conclude Bellù.

Fonte: Reuters Health News
Sophie Hares

(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)

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