SIDeMaST: Dati real life di guselkumab nella Psoriasi e nell’Artrite Psoriasica

In occasione del 95° Congresso della SIDeMaST (Società Italiana di Dermatologia medica, chirurgica, estetica e delle Malattie Sessualmente Trasmesse), che ha avuto luogo dal 13 al 16 ottobre, si è tenuto il simposio “Guselkumab nella Psoriasi e nell’Artrite Psoriasica”, un’occasione di confronto tra esperti sull’efficacia del farmaco.

Guselkumab è un anticorpo monoclonale che inibisce selettivamente l’interleuchina 23 (IL23), indicato per il trattamento della psoriasi a placche da moderata a severa e dell’artrite psoriasica n pazienti adulti che hanno avuto una risposta inadeguata o che hanno mostrato
intolleranza a una precedente terapia con farmaci antireumatici modificanti la malattia.

Nel corso del simposio, esperti come Luca Bianchi, Professore Ordinario di Dermatologia, Direttore dell’Unità Operativa di Dermatologia del Policlinico di Tor Vergata di Roma; Francesca Prignano, Professore Associato presso Università degli Studi di Firenze e Claudia Lasagni, Dirigente Medico I livello presso la struttura complessa di dermatologia dell’Azienda Ospedaliero Universitaria Policlinico di Modena, hanno riportato la loro esperienza con l’uso della terapia.

“I pazienti affetti da psoriasi, che necessitano di terapie continue nel tempo, possono beneficiare molto di terapie come il guselkumab”, commenta in un’intervista Francesca Prignano, che è stata moderatrice del simposio. “Questa molecola ha dimostrato di avere la capacità di interagire con le cellule TRM – cellule residenti nel tessuto, distinte dalla altre cellule T – bloccandone l’attività e quindi riducendo la progressione della malattia”.

“Abbiamo avuto la possibilità di effettuare un interessante studio in real life sui pazienti affetti da psoriasi da moderata a severa usando questo farmaco”, racconta Luca Bianchi in un’intervista a Popular Science. “Abbiamo ottenuto risultati anche migliori di quelli degli studi registrativi, come il VOYAGE I. Sia per quanto riguarda il PASI 75 sia per gli altri outcome di performance più elevati come il PASI 90 e il PASI 100. Dal punto di vista della sicurezza non abbiamo osservato nuovi effetti collaterali o un maggior numero di effetti collaterali”.

Un certo numero di pazienti era anche affetto da artrite psoriasica e anche in questi casi il farmaco ha mostrato una certa efficacia. “I parametri di outcome reumatologico come l’ACR20 e l’ACR50 venivano raggiunti in una percentuale che superava, nel primo caso il 70% dei pazienti, nel secondo il 50%. Questi risultati persistevano anche oltre le 52 settimane dello studio”.

Si tratta dunque, conclude Bianchi, di “un farmaco caratterizzato da un’ottima compliance dovuta alla tempistica di somministrazione che consente una buona qualità di vita per il paziente”.

 

Durante il congresso SIDeMaST è stata riportata anche l’esperienza clinica in real life con guselkumab, emersa dalla casistica dei diversi centri dell’Emilia Romagna. E anche in questo caso, dai dati è emersa un’efficacia clinica del farmaco superiore a quella degli studi registrativi. “In termini di sicurezza”, spiega Lasagni, “il numero di eventi avversi (tutti etichettati comunque come lievi) è stato estremamente basso, paragonabile con ciò che si osserva in altri centri”. Inoltre, aggiunge, “il farmaco è stato efficace anche nelle sedi critiche, e questo non è affatto scontato”.

I risultati ottenuti fin ora hanno rafforzato la convinzione che sarà importante portare avanti queste osservazioni, e valutare l’azione della terapia “su una popolazione più ampia e per un periodo di tempo ancora più lungo, con una particolare attenzione alle sedi che rappresentano l’obiettivo principale della terapia”.
E conclude: “insieme al dato della cute, anche il dato di efficacia sull’aspetto articolare, che dovrà poi essere meglio dettagliato in successive sub-analisi, rendono questa esperienza incoraggiante sui futuri utilizzi del farmaco”.

 

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