Vaccinazione anti Meningococco B, l’importanza della comunicazione per una scelta consapevole

La comunicazione, sia tra pediatri e famiglie sia a livello istituzionale, con la diffusione di informazioni corrette, è fondamentale per le strategie di recupero delle vaccinazioni, così come degli inadempienti. A osservarlo sono stati gli esperti che hanno partecipato al corso Ecm “B FOCUS, la vaccinazione anti-MenB: Possiamo fare di più?”, che si è tenuto a Catania il 22 aprile e che ha visto il coinvolgimento di pediatri, igienisti e infermieri impegnati nelle vaccinazioni.

All’incontro, sostenuto incondizionatamente da Gsk, sono stati presentati i risultati di un’indagine condotta tra pediatri e igienisti, relativamente alle vaccinazioni e alle pratiche per la loro implementazione sul territorio. In un confronto tra Sicilia e dato nazionale, è emerso che il 23% dei medici siciliani e il 26,5% di quelli italiani ritengono che l’aspetto da migliorare per incrementare le vaccinazioni sia la chiamata attiva. E per quel che riguarda, nello specifico, le modalità, c’è un’ampia variabilità regionale, con oltre il 50%, nel Nord Est, che usa la posta ordinaria, contro il 20% del Sud, mentre l’invito diretto dei pediatri di libera scelta è preferito dal 32% dei medici del Sud contro il 14% di quelli del Nord Ovest. In Sicilia, in particolare, il 38,46% degli intervistati ha dichiarato che la modalità di chiamata attiva più usata è l’invito diretto del pediatra di libera scelta con accesso alla prenotazione, ma il 27% ha indicato che nessuno dei metodi riportati è usato in Sicilia e un 17% ha risposto “Non so”; dati che evidenziano come gli strumenti poco digitalizzati siano ancora molto diffusi.

Relativamente alle criticità legate alla co-somministrazione del vaccino contro il meningococco B, a livello nazionale il “Timore di sovraccaricare il sistema immunitario” se la gioca con “Non ci sono particolari criticità”. In Sicilia, invece, il “Timore di sovraccaricare il sistema immunitario” è una criticità per il 3,85% degli intervistati, mentre il 28,85% ritiene che non ci siano particolari criticità e il 28,85% trova criticità nella gestione delle tempistiche per la somministrazione dei diversi vaccini. Nella Regione, dunque, sembra esserci maggiore consapevolezza della sicurezza della co-somministrazione, mentre si dovrebbe puntare di più alla gestione delle tempistiche. In ogni caso, la co-somministrazione dovrebbe limitarsi a due iniettabili per il 56,90% dei medici a livello nazionale e per il 48,08% a livello di Regione Sicilia dove, però il 26,92% co-somministrerebbe anche tre iniettabili, contro il dato nazionale del 14,26%.

Per quel che riguarda le strategie di recupero degli inadempienti, il 24,76%, in Italia, punta alla chiamata attiva e il 22,73% “Non sa”, mentre in Sicilia, quasi il 27% “Non sa” e una percentuale uguale dichiara che non sono state messe in atto strategie a riguardo. In questo caso, dunque, si evidenzia mancanza di comunicazione tra sanità pubblica, dipartimenti di prevenzione e popolazione. Infine, in merito alle azioni per migliorare le coperture della vaccinazione contro il meningococco B, per il 32% c’è la comunicazione alle famiglie da parte dei pediatri, che in Sicilia arriva al 36,54%, mentre la comunicazione da ASL e Regione è circa il 17%, sia in Italia che in Sicilia.

Al corso ha partecipato in qualità di docente Francesco Vitale, ordinario di Igiene dell’Università di Palermo, che ha spiegato come le società scientifiche, quella di Igiene e Medicina preventiva in primis, stiano cercando di informare al meglio gli operatori del territorio e ha portato come esempio il sito VaccinarSi. “Oggi abbiamo approfondito alcuni temi su come migliorare la vaccinazione contro il meningococco B, una malattia relativamente rara, ma che quando colpisce dà lesioni importanti, se non addirittura il decesso”, ha spiegato Vitale che si dice soddisfatto “dal confronto tra i vari professionisti, dal quale è emersa la necessità di una maggiore sinergia”.

Mario Cuccia, specialista in igiene e medicina preventiva, ha portato i dati degli accessi agli ambulatori vaccinali del catanese, evidenziando il calo durante la pandemia, con una lieve ripresa nel 2023, ma comunque sotto le soglie raccomandabili e con realtà che sono “largamente insufficienti a livello di vaccinazioni”. Inoltre, “più di un terzo dei nati si presenta oltre i 105 giorni”, dunque in ritardo già per le obbligatorie, mentre “la possibilità di produrre l’invito alla vaccinazione entro i primi 60 giorni di vita del bambino ha un’importanza decisiva per rispettare i tempi del calendario vaccinale”, ha sottolineato l’esperto. E in questo senso, “la collaborazione dei pediatri è indispensabile per raggiungere per tempo i genitori del bambino”, ha concluso Cuccia.

A portare l’esperienza del pediatra è stato quindi Antonio Gulino, che nella sua presentazione ha parlato delle motivazioni degli inadempienti e degli effetti dell’obbligatorietà della vaccinazione, sottolineando che, nell’ambito di quella pediatrica, potrebbe essere utile seguire la regola delle tre “R”: ricordare, ripensare e ricostruire, per passare a una scelta consapevole. Secondo Gulino, “il vaccino contro il meningococco B è facoltativo, ma di grande valore, che non può essere trascurato” e in questo, “le istituzioni non devono lasciare spazio a informazioni scorrette e lontane dalla realtà e la buona comunicazione deve essere condotta su più livelli”.

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