Tumore al seno: ancora tante le differenze in Europa nei trattamenti

(Reuters Health) – Il 30% delle pazienti con una diagnosi di tumore al seno ha oltre 70 anni, ma ci sono poche prove su quale sia il miglior trattamento per queste donne più anziane, raramente incluse nei trial clinici. Alcuni ricercatori olandesi hanno esaminato i dati dell’European Registration of Cancer Care Project (EURECCA) Breast Cancer Group su trattamento e sopravvivenza di oltre 236mila donne anziane con tumore della mammella, diagnosticate tra il 2000 e il 2013 in diversi paesi europei, in particolare Inghilterra, Irlanda, Belgio, Olanda e Polonia.

I dati
I tassi di chirurgia per il tumore del seno in fase I variavano dai 21,1% in Polonia al 65,1% in Belgio. Variazioni simili si riscontravano nell’uso della mastecomia nelle pazienti in fase II. Anche i tassi di intervento per il tumore in fase più avanzata erano differenti da paese a paese, con il 50,8% delle pazienti in Irlanda con diagnosi di fase III che non si sottoponevano a chirurgia, rispetto al 22% delle pazienti in Belgio e al 4,6% in Polonia.Inoltre, mentre il 19,5% dei pazienti in fase I in Olanda veniva sottoposto a terapia endocrina adiuvante, l’uso era più alto in altri paesi, con percentuali che arrivavano al 47,5% in Inghilterra e all’84,6% in Belgio. Secondo gli autori, infine, i tassi di sopravvivenza in fase I e II erano significativamente più bassi in Inghilterra rispetto agli altri quattro paesi, mentre la sopravvivenza in fase III era significativamente peggiore in Irlanda e in Inghilterra.

Le conclusioni
“La ricerca sul cancro del seno è a livello internazionale, ci sono molte linee guida, sia internazionali che europee, e abbiamo ancora una variazione molto grande in termini di trattamento”, dice Marloes Derks, l’autore principale dello studio. “Parte di queste differenze potrebbero essere spiegate nelle differenze a livello della chirurgia e suggeriscono che in questo gruppo di pazienti ad alto rischio, la chirurgia mammaria potrebbe comportare un ulteriore beneficio di sopravvivenza”.

Fonte: British Journal of Cancer
Anne Harding
(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)

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