
Sempre a Vienna è stato presentato un altro studio di fase II, il BIRCH, che ha anch’esso raggiunto l’endpoint primario, ovvero l’efficacia e la sicurezza di atezolizumab. BIRCH ha messo anche in evidenza la capacità del farmaco nel ridurre le dimensioni del tumore, che si è registrato nel 27% dei pazienti con un’alta espressione della proteina PD-L1. “I risultati dei due studi – ha aggiunto Gridelli – sono positivi e molto incoraggianti. Ancora una volta, questi dati dimostrano come l’immunoterapia sia una valida opzione terapeutica che possiamo affiancare ai farmaci target che, comunque, rimangono essenziali per la gestione della malattia”. Lo studio POPLAR ha arruolato 287 pazienti affetti da carcinoma polmonare non a piccole cellule in stadio avanzato, trattato in precedenza. Lo studio BIRCH, invece, ha valutato 667 pazienti affetti da carcinoma polmonare non a piccole cellule localmente avanzato o metastatico, con espressione elevata di PD-L1.
Atezolizumab è un farmaco sviluppato da Roche.
