Protesi anca e ginocchio: in Umbria riabilitazione comincia in fase acuta

protesi ancaOttimizzare il percorso assistenziale, di cura e riabilitazione dei soggetti con patologie osteoarticolari per i quali è programmato un intervento di artroprotesi di anca e di ginocchio, in modo da raggiungere un alto livello di autonomia personale prima del rientro a domicilio: con questo obiettivo la Giunta regionale, su iniziativa dell’assessore alla Coesione sociale e al Welfare, Luca Barberini, ha approvato un documento di indirizzo per il percorso diagnostico terapeutico assistenziale e riabilitativo del paziente affetto da artrosi trattato con artroprotesi di anca e di ginocchio.

“L’artrosi – ha spiegato l’assessore Barberini – può essere definita una malattia sociale in quanto rappresenta una delle affezioni più diffuse al mondo. In Italia, infatti, le malattie reumatiche colpiscono 5 milioni e mezzo di abitanti, cioé un decimo della popolazione; da sola, l’artrosi rappresenta il 72,6 per cento delle malattie reumatiche e colpisce prevalentemente l’anca e il ginocchio con sintomatologia invalidante tanto da rendere necessario, in alcuni casi, sottoporre il paziente ad un intervento di artroplastica per migliorare la qualità della vita. In Italia, nel 2013, sono stati effettuati 97.000 interventi all’anca e 65.000 artroprotesi primarie di ginocchio. Tenendo conto dell’invecchiamento della popolazione – ha proseguito – che comporta un aumento della domanda di cura e riabilitazione per questa patologia, ne consegue un notevole impatto economico ed organizzativo a carico del sistema sanitario nazionale”. Barberini ha quindi reso noto che “nel 2013 sono stati eseguiti nella nostra regione 2307 primi impianti protesici d’anca e di ginocchio per pazienti residenti in Umbria, di cui 952 interventi effettuati fuori regione.

Le revisioni sono state 164 di cui 69 effettuate fuori regione. I primi impianti effettuati in Umbria per cittadini residenti in altre regioni sono stati 764 mentre le revisioni sono state 74”. I “tempi di attesa regionali per l’effettuazione dell’intervento chirurgico relativi ad un campione in cui era disponibile la data di prenotazione, circa il 50 per cento della casistica, sono stati in media di 85,38 giorni. Sempre nel 2013 – ha specificato l’assessore – la percentuale dei soggetti residenti ed operati in Umbria indirizzata presso una struttura riabilitativa è stata circa del 52 per cento per i pazienti operati in strutture pubbliche e il 64 per cento per quelli operati in strutture private accreditate e convenzionate”. “I pazienti operati invece fuori regione vengono inviati in strutture riabilitative nel 60 per cento dei casi. Di questi  – ha detto l’assessore – il 20 per cento circa rientra in strutture riabilitative umbre. I dati dimostrano che oltre l’80 per cento dei pazienti operati con precoce ricovero in riabilitazione intensiva entro dieci giorni dalla dimissione chirurgica ricevono un trattamento riabilitativo da una struttura pubblica, privata accreditata o extraregionale”. ”

Alla luce di tutte queste valutazioni, anche con l’obiettivo di rendere più efficaci le cure contenendo i costi a carico del sistema sanitario – ha proseguito l’assessore Barberini – le linee guida approvate dalla Giunta regionale puntano a delineare un percorso di riabilitazione che faccia leva sulla sinergia tra le strutture sanitarie per permettere una ripresa rapida del paziente e garantire allo stesso un buon livello di autonomia già al momento delle dimissioni dall’ospedale”. “In pratica – ha spiegato – la presa in carico riabilitativa del paziente viene effettuata già in fase acuta, subito dopo l’intervento chirurgico, attraverso una valutazione dell’Unità di Valutazione Riabilitativa composta dal medico specialista in riabilitazione, dal chirurgo ortopedico, dal fisioterapista, dall’infermiere di reparto e dal paziente e/o dai suoi familiari. Alla dimissione dal reparto chirurgico il paziente dovrà avere già iniziato il programma di riabilitazione che potrà proseguire o con il ricovero in riabilitazione intensiva/estensiva, o in regime ambulatoriale o a domicilio. Ad ogni modo – ha concluso – la presa in carico in riabilitazione intensiva ospedaliera dovrà essere precoce dopo l’intervento chirurgico con una durata non superiore a 15 giorni, salvo complicazioni, per permettere poi di passare ad un percorso riabilitativo ambulatoriale”.

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