
I due ricercatori, Erica Leung e Alon Gorodetsky, hanno preso l’idea osservando seppie, calamari e polpi: questi animali hanno la capacità di cambiare rapidamente colore modificando la forma delle cellule della pelle. “Abbiamo usato un concetto simile per il nostro lavoro, dove abbiamo strati di piccole ‘isole’ di metallo che confinano l’una con l’altra”, spiega Leung. “In condizioni normali, le isole si toccano e quindi il materiale riflette e intrappola il calore – prosegue – mentre quando viene allungato le isole si allontanano tra loro, permettendo al calore di sfuggire”.
Le coperte spaziali ultraleggere ci sono già da decenni, come quelle in cui si avvolgono gli atleti che partecipano ad una maratona per impedire il rapido abbassamento di temperatura corporea dopo la corsa, ma si tratta di materiali non adattabili. “La nostra versione è in grado di cambiare le sue proprietà”, commenta Gorodetsky. “Ci si potrebbero realizzare vestiti che si adattano alle esigenze di ognuno – aggiunge – e questo potrebbe portare a un risparmio del 30%-40% per riscaldamento e aria condizionata negli ambienti chiusi”.
