Oncologia. Accordo Stato-Regioni sulla nutrizione clinica, ancora troppe le difformità

Sono circa 3,5 milioni gli Italiani con una diagnosi di cancro. Di questi, il 30% è guarito, il 23% è in trattamento terapeutico (chemioterapia, radioterapia, immunoterapia) e il 20% non supera la malattia per le gravi conseguenze della malnutrizione. Di questo e di molto altro si è parlato oggi presso la Biblioteca del Senato “Giovanni Spadolini” nel corso dell’evento “Accordo Stato-Regioni sulla nutrizione clinica: Istituzioni, società scientifiche e associazioni dei malati a confronto” promosso da FAVO, Federazione italiana delle Associazioni di Volontariato in Oncologia, con il patrocinio di SICO, SINPE e SINUC e il contributo non condizionato dell’Associazione “Nutrizione Medica – Unione Italiana Food”. Il problema malnutrizione è un problema grande, è un problema reale: fino al 50% dei pazienti in ospedale in Italia è a rischio di malnutrizione, il 9% è già malnutrito alla prima visita oncologica e il 43% è a rischio di malnutrizione. La crescente consapevolezza della rilevanza della malnutrizione in oncologia ha indotto la FAVO a elaborare e promuovere, in collaborazione con AIOM e SINPE, la “Carta dei Diritti del Malato Oncologico all’Appropriato e Tempestivo Supporto Nutrizionale” che è diventata la base per la pubblicazione da parte del Ministero della Salute delle “Linee di indirizzo sui percorsi nutrizionali nei pazienti oncologici”, approvate in sede di Conferenza Stato Regioni il a dicembre 2017.

La giornata è stata dunque una preziosa occasione di confronto tra associazione di pazienti, clinici e istituzioni sull’avanzamento delle linee di indirizzo ministeriali e sui modelli organizzativi regionali per la loro applicazione. “Proprio lo scorso mese, abbiamo fatto partire una nota alle Regioni per avere un aggiornamento sullo stato dei lavori di applicazione dei criteri ministeriali e adeguamento”, ha precisato Giuseppe Ruocco, segretario generale del Ministero della Salute, intervenuto durante i lavori. “Questo per noi rappresenta un grande passo avanti e rappresenta un segnale forte”, ha risposto Francesco De Lorenzo, presidente FAVO. “Questo vuol dire che le istituzioni sono sensibili a questo tema. Ora tocca alle Regioni lavorare in sinergia per garantire l’accesso alle cure a tutti. Nei malati oncologici – ha proseguito De Lorenzo – la malnutrizione, che non a caso viene definita come ‘malattia nella malattia’, è ancora più grave poiché spesso non diagnosticata e può seriamente compromettere il buon esito e il proseguimento delle terapie antitumorali, come anche la vita stessa dei pazienti. È quindi di vitale importanza che la malnutrizione sia riconosciuta sin dall’inizio del percorso di cura”. A tal riguardo, uno dei punti centrali dell’evento è stato proprio la presentazione della quarta edizione del libretto “La nutrizione nel malato oncologico” di Aimac (Associazione italiana malati di cancro), insieme con l’app Nutrient, che forniscono con immediatezza informazioni e consigli pratici sugli aspetti nutrizionali rilevanti nel percorso terapeutico.

Come è facile intuire, le linee di indirizzo nazionali sono nate per fornire indicazioni agli operatori sanitari sulle modalità di riduzione delle complicanze mediche conseguenti alla malnutrizione attraverso l’impiego di alimenti a fini medici speciali o con interventi di nutrizione artificiale dove necessario. “I fattori di rischio della malnutrizione sono molteplici – ha precisato Paolo Pedrazzoli, Direttore S.C. Oncologia, Fondazione IRCCS Policlinico S. Matteo Pavia – a cominciare dal tumore che rappresenta esso stesso un fattore di rischio che si va ad aggiungere agli effetti collaterali prodotti dalla terapia. Vada sé che l’impatto sulla vita del paziente è importante non solo per la qualità ma anche per la scarsa risposta al trattamento che può subentrare in presenza di malnutrizione. La gestione della nutrizione clinica negli ospedali italiani è ancora molto disomogenea – ha proseguito – nonostante la presenza di linee guida ed evidenze scientifiche che  confermano che la malnutrizione impatta sulla prognosi. Eppure, circa il 50% degli oncologi prende in considerazione i problemi di nutrizione solo dopo segnalazione del paziente”, ha continuato Pedrazzoli. A fronte di circa 400.000 nuove diagnosi di tumore in Italia l’anno, con un incidenza di malnutrizione elevata fin dalle prime fasi di malattia, è evidente l’urgenza di implementare percorsi assistenziali di Nutrizione Clinica introducendo servizi dedicati negli ospedali o nelle reti territoriali dove sono presenti reparti di oncologia. Serve informazione e formazione”, ha precisato.

“Le attuali linee guida, pur essendo nate per uno scopo assolutamente corretto, rischiano di rimanere inapplicate”, ha detto Maurizio Muscaritoli, Presidente SINuC – Società Italiana di Nutrizione Clinica e Metabolismo e del Dipartimento di Medicina Traslazionale e di Precisione dell’Università Sapienza di Roma. “ È indispensabile per la salute dei nostri pazienti la completa attuazione dell’accordo Stato-Regioni in maniera omogenea su tutto il territorio italiano. Non possiamo pensare di rendere possibile la corretta presa in carico del paziente, fin dal momento della diagnosi, se non si abbattono le barriere tra ospedale e territorio. Per questo servono normative chiare”. Quando si parla di sistema salute non si può prescindere da un discorso di costo-efficacia ed anche per quanto riguarda la nutrizione in oncologia va fatta una riflessione di questo tipo. “Non dobbiamo mai scordarci che la nutrizione clinica costa poco”, ha precisato Riccardo Caccialanza, Responsabile dell’Area Oncologica della SINPE e Direttore della UOC Dietetica e Nutrizione Clinica della Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo di Pavia. “Con pochi euro possiamo fare una nutrizione efficace che porta benefici sia dal punto di vista del paziente che per quanto riguarda i costi. Trattare un paziente in modo precoce vuol dire meno ricoveri dopo, maggiore aderenza alle terapie e così via – ha proseguito – Per rafforzare questa tesi servono però più studi di nutrizione clinica di qualità”. Il paziente quindi va seguito e va indirizzato anche per orientarsi in quel gran calderone che è il web. “Se riuscissimo a produrre una buona quantità di dati scientifici, a livello di quelli prodotti per l’oncologia, avremmo le armi per rispondere a tono alle molteplici fake news che circolano in materia”, ha sottolineato Caccialanza.

L’applicazione della nutrizione clinica è da considerarsi un intervento sanitario salvavita, molte regioni si stanno attrezzando per attuare dei modelli organizzativi che rispondano alle indicazioni ministeriali. Tuttavia, è innegabile che persistono difformità di accesso da regione a regione e da asl ad asl  che vanno approfondite e superate al più presto. L’Accordo Stato-Regioni, impone a Regioni e Aziende Sanitarie di garantire al malato di cancro la valutazione tempestiva dello stato di nutrizione e la corretta gestione terapeutica della malnutrizione. Alcune regioni si sono già attrezzate per rispondere ai bisogni dei pazienti attraverso propri modelli e provvedimenti. Esempi  virtuosi ci sono, come il Piemonte, la Lombardia e la Toscana che sono dotate di Reti di Nutrizione Clinica organizzate per coprire tutto il territorio regionale, oppure la Campania che ha istituito un PDTA ah hoc per la nutrizione artificiale in oncologia inclusivo di screening nutrizionale e supportato dalla stretta collaborazione tra oncologie e centri nutrizione clinica. Criticità comune a tutti però, ad eccezion fatta per la Toscana, è la gestione della rete ospedale-territorio. “Noi abbiamo 12 centri di nutrizione clinica in Piemonte, 1 in Valle D’Aosta e uno pediatrico, che funzionano molto bene – ha precisato Marco Tinivella, responsabile della SSD Dietetica Nutrizione Clinica dell’Aou San Luigi di Orbassano – Rete regionale di Dietetica e Nutrizione Clinica e Centro Hub della Rete Oncologica del Piemonte e della Valle d’Aosta – Il problema subentra nel passaggio dall’ospedale al territorio e nell’assistenza domiciliare integrata, situazione in cui dobbiamo rendere il meccanismo più fluido”. Gli fanno eco Ugo Trama Direzione Tutela della Salute – UOD Politica del farmaco e dispositivi Regione Campania e Vincenzo Montesarchio, direttore dell’UOC di oncologia dell’Azienda Ospedaliera Dei Colli di Napoli. “Non dobbiamo dimenticarci che in Campania dal 2016 è stata attivata una Rete Oncologica regionale e tutte le attività sono coordinate in modo capillare”, ha precisato Trama. “Il PDTA che abbiamo realizzato insieme con altri 12 a carattere oncologico, rispecchia pienamente le direttive ministeriali, ma ora la sfida più grande è dare uniformità al territorio e a tutte le Aziende  campane e fare in modo che il paziente, una volta uscito dall’ospedale, venga seguito in modo altrettanto efficiente”, ha commentato Montesarchio. Caso differente quello della Toscana in cui, come riportato da Manuela Romano, la rete territoriale è perfettamente funzionante al contrario di quella ospedaliera dove invece persistono una carenza nella valutazione del quadro nutrizionale del paziente. È tempo dunque che tutte le regioni Italiane lavorino al raggiungimento di un percorso virtuoso con l’obiettivo di garantire a tutti i pazienti oncologici ovunque sul territorio il medesimo trattamento nutrizionale. “Multidisciplinarità” e “rete” devono diventare qualcosa di concreto.

MC

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