
Era un fenomeno noto, ma non era mai stato osservato in questo dettaglio. ”Finora – ha rilevato Redi- non avevamo un metodo per creare mappe ‘topografiche’ così accurate”. Adesso, ha aggiunto, ”abbiamo una tecnica da cui partire forse per avere farmaci nuovi”. La chiave di tutto e’ nel complesso ‘skyline’ del Dna. Questa lunghissima molecola, che raggiunge anche otto metri, viene infatti ‘impacchettata’ dentro le cellule con avvolgimenti e pieghe molto particolari, diverse a seconda del tipo di cellula. I tratti poco utilizzati hanno ad esempio avvolgimenti più stretti, quelli più usati sono invece più larghi. Ogni tipo di cellula ha un suo ‘skyline’ genetico, una specifica distribuzione di zone larghe, strette, a 8, a doppia elica standard e altre forme ancora.
“Questo vuol dire quindi che una cellula cancerogena ha ad esempio un ‘paesaggio’, una topografia, differente da una sana”, ha spiegato Redi. Mai come ora, grazie al nuovo metodo che unisce analisi al microscopio, criogenia e simulazioni con supercomputer, e’ stato possibile vedere lo ‘skyline’ genetico con tale nitidezza. Una possibilita’ è quella di usare queste diversità come un bersaglio, creare farmaci capaci di riconoscere il ‘paesaggio’ genetico di una cellula tumorale e attaccarla proprio nelle sezioni di Dna più importanti. Si tratta di farmaci puramente teorici ma il nuovo atlante genetico potrebbe rivelarsi lo strumento grazie al quale sviluppare una nuova categoria di terapie.
