Malaria. Oms: al via sperimentazione sul campo primo vaccino approvato

(Reuters) – Ghana, Kenya e Malawi saranno coinvolti per una sperimentazione pilota sul primo vaccino contro la malaria, Mosquirix. Lo ha annunciato l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), che spera così di ottenere dati su sicurezza ed efficacia in condizioni reali. Il vaccino iniettabile, chiamato RTS,S o Mosquirix, è stato sviluppato dall’azienda farmaceutica GlaxoSmithKline, insieme all’organizzazione no-profit PATH Malaria Vaccien Initiative, con il co-finanziamento della Fondazione Bill & Melinda Gates, per proteggere i bambini delle aree con la forma più mortale della malaria in Africa. Negli studi clinici ha mostrato solo una parziale efficacia, dopo la somministrazione di quattro dosi, ma si tratta del primo vaccino approvato contro la malattia trasmessa dalle zanzare. L’Organizzazione Mondiale della Sanità, per capire se aggiungere il vaccino alle misure raccomandate per prevenire la malaria, ha chiesto così un test sul campo in un programma pilota. “Le informazioni raccolte ci aiuteranno a prendere decisioni sull’utilizzo più ampio di questo vaccino – afferma Matshidiso Moeti, direttore regionale per l’Africa dell’OMS – Un vaccino di questo tipo potrebbe salvare decine di migliaia di vite”.

Un programma realizzabile?
Il programma pilota valuterà se l’effetto protettivo di Mosquirix nei bambini di età compresa tra 5 e 17 mesi può essere replicato nelle condizioni reali. Lo studio aiuterà anche a capire la fattibilità di somministrare ai pazienti le quattro dosi necessarie. Secondo l’OMS, Malawi, Ghana e Kenya sono state scelte per diversi motivi, tra cui gli elevati tassi di malaria e i buoni programmi contro la malattia in corso. Ognuno dei tre Paesi deciderà quali distretti e regioni includere, con le aree a diffusione maggiore che avranno priorità, dal momento che in queste zone gli esperti si aspettano di trarre il massimo dall’uso del vaccino. La malaria uccide circa 430mila persone l’anno, la gran parte delle quali sono neonati e bambini dell’Africa sub-sahariana. Negli ultimi 15 anni, gli sforzi fatti hanno consentito di ridurre i morti del 62%, tra il 2000 e il 2015.
(Versione Italiana Quotidiano Sanità/ Popular Science)

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