Le ragnatele rappresentano uno dei materiali più incredibili in natura: sono sottili, elastiche, praticamente prive di peso e quasi trasparenti, eppure sono anche più resistenti dell’acciaio, in proporzione. I ragni le usano per proteggere le loro uova ed intrappolare le loro prede, ma l’uomo vorrebbe mutuarne la resistenza e durevolezza per costruirne cose come giubbotti antiproiettile e suture ospedaliere. Un recente studio ha spiegato il modo in cui i ragni producono questo materiale, il che potrebbe aiutare nella produzione di altri materiali simili, ma ha anche evidenziato che una delle strutture interne per la sua creazione potrebbe aiutarci a comprendere meglio il morbo di Alzheimer. Le proteine della seta, chiamate spidroine, sono enormi, e proprio come una batteria hanno due terminali, una N ed una C. I ragni conservano le proteine in forma solubile nelle proprie ghiandole, e poi le trasformano in fibre solide a temperatura ambiente: ciò avviene tramite un gradiente pH che trasforma la struttura della proteina man mano che passa attraverso le ghiandole della seta. Quando il pH è più neutro, il ragno mantiene la spidroina in forma solubile, mentre quando esso si fa più acido, il terminale C della batteria proteica scatena una rapida solidificazione. La cosa strana è che la struttura di questo terminale C ricorda molto da vicino quella della fibra amiloide che si forma nel cervello delle persone affette da morbo di Alzheimer: la comprensione delle basi della produzione della seta di ragno dunque potrebbe aiutare non soltanto coloro che tentano di riprodurla, ma anche coloro che tentano di comprendere la demenza, in quanto una migliore comprensione del modo in cui alcune proteine si formano e si legano potrebbe portare alla scoperta del modo di fermarle, aiutando quindi i pazienti con l’Alzheimer. (PLoS Biol 2014; 12: e1001921)
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