La legge 40 sulla PMA compie 20 anni. Gli esperti: le tecniche evolvono, ma serve più awareness per frenare denatalità”

In questi giorni, la legge 40 sulla Procreazione medicalmente assistita (PMA) compie 20 anni: datata 19 febbraio 2004, è poi entrata in vigore il 10 marzo dello stesso anno. “Nel 2004 la PMA non offriva le possibilità e le chance di successo che ci sono oggi – commenta Laura Rienzi, direttore scientifico dei centri Genera, una rete di 8 cliniche specializzate in medicina della riproduzione, il più grande in Italia – la tecnologia si è evoluta tantissimo sia a livello clinico, che all’interno dei laboratori di embriologia. La crioconservazione dei gameti, il test genetico pre-impianto sugli embrioni, i protocolli di stimolazione ormonale personalizzati. Sono tutte conquiste che in questi 20 anni i centri più avanzati hanno raggiunto, consentendo di ottimizzare le possibilità di riuscita della PMA.

Oggi abbiamo di fronte sfide come l’impiego dell’intelligenza artificiale, dei big data, dei test genetici per lo studio e la prevenzione dell’infertilità: tutte frontiere che stiamo esplorando con molta attenzione e che impiegheremo solamente quando saremo certi di poterle sfruttare al meglio a beneficio dei pazienti. Quel che è certo è che oggi in Italia l’offerta di trattamenti è all’avanguardia e non ha nulla da invidiare a quella di altri Paesi Europei. Attualmente l’accesso a queste tecniche è in continuo miglioramento, ma potrebbe essere ampliato intervenendo sull’awareness dei cittadini, oltre che naturalmente aumentando l’offerta dei servizi su tutto il territorio nazionale. Un obiettivo importante da raggiungere, considerando che la PMA potrebbe dare un contributo ancora più rilevante al continuo calo di nascite cui stiamo assistendo da anni in Italia”.

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