Inquinamento. In Cina aria pulita entro il 2035

(Reuters) – La Cina lotterà per rientrare entro gli standard di qualità dell’aria entro il 2035. A dichiararlo il Ministro dell’ambiente del Paese, il quale ha voluto sottolineare come la lunga e difficoltosa battaglia contro l’inquinamento alla fine apporterebbe vantaggi anche all’economia. Parlando a margine del Congresso del partito comunista cinese, il ministro della protezione ambientale Li Ganjie ha esortato il pubblico ad essere “paziente” nel processo di miglioramento della qualità dell’aria e ha affermato che un sistema di protezione ambientale rafforzato, in ultima istanza favorirebbe lo sviluppo economico del Paese.

La Cina ha inasprito i controlli sui grandi inquinatori industriali per cancellare il danno inflitto ai suoi cieli, fiumi e terreni da oltre tre decenni di crescita a rotta di collo. Questo inverno, Pechino imporrà rigide restrizioni alla produzione per ridurre di almeno il 15% le pericolose particelle presenti nell’aria note come PM2,5 in 28 città del nord soggette allo smog. Ciò nell’ottica di assicurare che le nazioni soddisfino una serie di obiettivi politicamente fondamentali. “Siamo pienamente consapevoli dei problemi che stiamo riscontrando – ha dichiarato Li – Il carbone è presenta in elevata percentuale all’interno del mix energetico totale”. Inoltre, “abbiamo troppe merci trasportate da camion. Alcune aziende evitano le misure di controllo delle emissioni. Alcuni governi locali non stanno applicando le misure dettate dal governo centrale”, ha detto.

La capitale cinese Pechino è sotto pressione per portare i valori di PM2,5 a 60 microgrammi per metro cubo quest’anno, rispetto ai 73 dell’anno scorso. Tuttavia, la concentrazione rimane significativamente più elevata dello standard ufficiale di qualità dell’aria del Paese.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità raccomanda concentrazioni non superiori ai 10 microgrammi, mentre la Cina dovrebbe mirare a soddisfare lo standard temporaneo di 35 microgrammi entro il 2035, ha riferito Li. “Sappiamo che l’attuale qualità dell’aria non è in linea con le aspettative delle persone – afferma Li – Ma ci vuole pazienza perché servirà tempo per risolvere un problema così grande”.

Nei primi otto mesi del 2017, il tasso medio di PM2,5 in Cina si è attestato a 42 microgrammi, il 2,3% in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Tuttavia, nella regione soggetta allo smog di Pechino-Tianjin-Hebei i valori medi si sono attestati a 65 microgrammi in quel periodo, il 10,2% in più rispetto all’anno precedente.

 

di Muyu Xu e David Stanway

(Versione Italiana Quotidiano Sanità/ Popular Science)

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