Innovazione. Ricciardi e Moretti: “E’ l’unica via per il futuro e deve essere dirompente”

La ricerca scientifica e la grande velocità con cui vengono proposte innovazioni terapeutiche impongono una sempre più stretta collaborazione tra professionisti per condividere informazioni e soddisfare, nel più breve tempo possibile, sia le esigenze di sostenibilità del sistema sanitario sia le attese dei pazienti. L’utilizzo di software adeguati per aiutare i medici a condividere e analizzare le informazioni cliniche che provengono da molteplici fonti può migliorare gli outcome per i pazienti ma anche la gestione delle risorse economiche, a vantaggi di tutto il Paese. Una necessità che appare ancora più urgente alla luce della congiuntura di gravi elementi di criticità – pandemia, conflitto ucraino-russo, crisi economica – che richiedono una spaccatura con il passato per guardare a un futuro diverso da quello a cui altrimenti saremo destinati.

Di tutto questo hanno parlato Walter Ricciardi (professore ordinario d’Igiene e Medicina Preventiva, consigliere scientifico del ministro della Salute per la pandemia da coronavirus e presidente del Mission Board for Cancer dell’Unione Europea) e Giorgio Moretti, presidente di Dedalus Group, aprendo la giornata di lavoro promossa da Quotidiano Sanità e Dedalus a cui hanno partecipato oltre quaranta presidenti di Società medico-scientifiche, per approfondire questi argomenti. A Ricciardi il compito di illustrare il quadro della situazione in cui ci troviamo a operare, a Moretti quello di presentare una nuova prospettiva per la clinica, che si è già concretizzata in un progetto preciso.

Ricciardi è stato schietto e diretto nel descrivere l’attuale situazione, non proprio buona. La pandemia, ha detto l’esperto, “ha alterato il quadro ideale con cui si era chiuso il 2019. Tuttavia le cose sono andate, nel corso degli anni, addirittura peggiorando. Alla pandemia si è aggiunta, per la prima volta in 70 anni, la guerra in Europa. Una guerra dai costi drammatici a livello umanitario ma anche economico, perché si traduce in un incremento dei costi dell’energia, in difficoltà per le catene di approvvigionamento, in crisi inflattiva”.

Se non fosse ancora abbastanza, “dopo 11 mila anni di stabilità siamo entrati in una nuova epoca geologica, con sconvolgenti cambiamenti climatici, con siccità e incendi alternati a bombe d’acqua. Cambiamenti climatici che – ha spiegato il professore – hanno profonda implicazione sulla salute, e non più solo quella degli anziani e dei fragili, ma di tutti”. Infatti, “non si parla più di ondate di calore”, contro cui ormai da anni si mettono in guardia gli anziani ogni estate, “bensì di siccità, che porterà a una forte crisi alimentare nel mondo. In tutto il mondo, anche intorno a noi, non più solo in Africa. In Italia ci sono molte aree ad alto rischio di desertificazione: Sicilia, 70%; Puglia, 67%; Molise e Basilicata, 56%; Sardegna, Emilia Romagna, Marche, Umbria, Abruzzo e Campania, tra 30 e 50%”.

Questo “impatto”, per Ricciardi, non va semplicemente osservato. “Va preveduto e governato. E il motore del vero cambiamento è l’innovazione”.

Per il presidente della WFPHA “dobbiamo essere ottimisti e agire”, anzitutto mettendo in sicurezza il Ssn. Però “non è con la Ragioneria che si risolvono i problemi di sostenibilità del sistema”, ha spiegato il consigliere del ministro della Salute. “La Ragioneria va chiaramente rispettata, perché i conti devono tornare, ma servono soluzioni che consentano di tenere sotto controllo la spesa migliorando il sistema, non tagliando. Noi italiani – ha proseguito Ricciardi – siamo bravi a resistere, a lavorare in condizioni di perenne emergenza. I clinici italiani sono bravi e lo sono più degli altri perché riescono a fare cose straordinarie in condizioni assolutamente difficili. Tuttavia non basta più fare bene le cose che dobbiamo fare. Serve innovazione e tecnologie, che oggi sono dirompenti”.

L’innovazione inoltre, per Ricciardi, “non può essere semplicemente introdotta. Deve essere coltivata, è qualcosa che deve crescere e che richiede anzitutto un cambiamento culturale. Va comunicata, trasmessa, insegnata, inserita in uno spazio organizzativo e gli deve essere data la possibilità di essere incrementata. Tutto questo è collegamento, e tutto ciò che è collegato trasmette dati. Dati che, se utilizzati bene, permettono di fare grandi cose”.

Ricciardi ha quindi passato la parola a Giorgio Moretti, presidente dell’azienda leader nel mondo per software sanitari e diagnostici, che ha evidenziato la necessità di un moto disruptivo nel concetto di “raccolta di dati”. “Non significa – ha spiegato – trasferire i dati da un supporto cartaceo a uno digitale che ricalca, tuttavia, il modello analogico. Significa inserire i dati in sistemi sofisticati, in grado di interagire con altri sistemi per incrociare i dati e dare vita a nuove intuizioni e informazioni, in questo caso cliniche, in grado di supportare davvero il medico e non solo di rappresentare un contenitore di dati”.

L’Europa, ha proseguito il presidente di Dedalus, “ha finalmente approvato un cambio di paradigma, che obbligherà i paesi membri a produrre documenti digitali interscambiabili per ogni prestazione medico legale, che il paziente deciderà a chi rendere disponibile.

Incrociare i dati significa creare casi clinici di riferimento a supporto del medico e questo ha potenzialità straordinarie, perché significa mettere a disposizione del medico tutte le informazioni conosciute per quella specifica condizione. Non solo. Le nuove tecnologie consentiranno anche di guidare il medico all’interno delle informazioni utili per quel paziente. Quindi di guardare al paziente in tutta la sua complessità e non solo alla malattia. Questo è un aspetto di fondamentale importanza, perché su ogni individuo intervengono una serie di fattori che rendono quel paziente unico, anche se la sua malattia la hanno anche altre persone”.

Moretti ha quindi presentato CPK, il Clinical Knowledge Portal, “un contenitore di concetti e archetipi clinici, mappati e codificati”.

Il CKP consente la piena condivisione delle migliori pratiche e delle linee guida cliniche grazie alla gestione dei casi d’uso clinico.Un caso di uso clinico è il punto di incrocio tra 7 diverse dimensioni: sintomo, malattia, comorbidità, genere, stadio della malattia, attore clinico, contesto fisico in cui opera, tempo. Tutte queste informazioni di intersecano e si elaborano in modo da fornire al medico le indicazioni più precise per quello specifico paziente, appunto.

La raccolta e la ricerca di casi d’uso è semplice. Vengono creati, votati e convalidati dalle comunità cliniche e i clinici possono sempre vedere chi ha fatto cosa, disponendo di tutte le informazioni per scegliere il caso di uso clinico più appropriato al paziente che stanno trattando.

“Un progetto sofisticato ma di semplice utilizzo, che rivoluzionerà davvero la clinica migliorando anche la gestione della sanità”, ha concluso Moretti.

Il ruolo delle Società scientifiche

In questa prospettiva si colloca anche il ruolo delle Società medico-scientifiche, depositarie dell’appropriatezza di Linee Guida e buone pratiche ma anche responsabili per l’aggiornamento e la formazione che, in modo sostanzialmente plebiscitario, hanno accettato di approfondire ogni possibilità affinché, per singole patologie e discipline, possano essere protagoniste e contribuire ad implementare i contenuti di un sistema digitale di supporto alle decisioni cliniche che possa sostenere clinici e professionisti sanitari nell’affrontare patologie sempre più complesse con terapie sempre più innovative.

di Lucia Conti

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