Ne è colpito il 26% della popolazione italiana, percentuale che sale al 74% se si considera la fascia di età che va dai 60 agli 80 anni. Le zone più colpite sono schiena, capo, collo e articolazioni soprattutto il ginocchio. Stiamo parlando del dolore cronico muscolo scheletrico. Oltre agli anziani, i più colpiti sono le donne e le persone a reddito medio-basso. Questi sono i presupposti alla base della proposta presentata a Roma da parte della nuova società scientifica G.U.I.D.A (Società Italiana per la Gestione Unificata ed Interdisciplinare del Dolore muscolo-scheletrico e dell’Algodistrofia) per fare in modo che dolori di questo tipo non siano considerati solo un sintomo, ma una malattia vera e propria.
Nel documento anche la richiesta di attualizzazione della legge 38/2010 sulle cure palliative e la terapia del dolore e la definizione di percorsi diagnostici e terapeutici (Pdta) multidisciplinari. “Intendiamo mettere al servizio delle Istituzioni la competenza degli specialisti ortopedici, reumatologi e fisiatri, che sono da sempre dedicati in prima linea nella gestione interdisciplinare delle patologie osteoarticolari e del dolore ad esse connesso – spiega il presidente Ombretta Di Munno – la proposta che intendiamo portare avanti è dare concretezza, alle ottime indicazioni della Legge 38/2010, elaborando e proponendo dei percorsi diagnostico-terapeutici dedicati alle varie condizioni di dolore muscolo-scheletrico per migliorare la qualità di vita dei pazienti e razionalizzare la spesa sanitaria, attraverso il principio dell’appropriatezza”. Anche in termini di spesa sanitaria, infatti, l’impatto del dolore muscolo scheletrico e’ importante. Il costo arriva al 2,3% del Pil, cumulando costi diretti (circa 1400 euro annui a paziente) e indiretti (4557 euro annui a paziente).