
Lo studio
Mathias Basner e colleghi, della University of Pennsylvania Perelman School of Medicine di Filadelfia, hanno analizzato i dati dell’American Time Use Survey per circa 48.000 lavoratori uomini e donne intervistati in un giorno feriale tra il 2003 e il 2016. I partecipanti hanno registrato il modo in cui hanno trascorso il loro tempo nelle 24 ore precedenti l’intervista.
I ricercatori hanno scoperto che le persone passavano la maggior parte del loro tempo lavorando e nel tragitto casa-lavoro. Circa il 17% ha dichiara di essersi allenato nelle precedenti 24 ore. Nel complesso, le lunghe ore di lavoro sono state associate sia a sonno breve sia a bassi tassi di esercizio. Allo stesso tempo, coloro che facevano attività fisica dormivano in media 15 minuti in meno rispetto a quelli che non lo facevano. In effetti, il tempo di sonno diminuiva con l’aumentare del tempo di allenamento.
La più forte associazione tra esercizio e sonno è stata osservata tra le persone che si sono esercitate tra le 6 e le 8 del mattino o tra le 21 e le 23. L’attività fisica fino a un’ora, al mattino o alla sera, non è risultata associata a un sonno significativamente più breve.
Basner e colleghi sono rimasti sorpresi nel constatare che l’attività fisica ridosso dell’ora del ripos, anziché nuocere al sonno, ha aiutato i partecipanti allo studio a dormire più profondamente o ad addormentarsi prima.
“Questo probabilmente dipende anche dalla personalità e dal fatto che qualcuno ha una preferenza circadiana precoce o tardiva – spiega Basner – Un “gufo” è probabile che vada a letto all’una di notte potrebbe allenarsi bene di notte, mentre l’ “allodola” che si sveglia alle 5 del mattino potrebbe comunque esercitarsi prima di andare al lavoro”.
Fonte: Sleep Health
Carolyn Crist
(Versione italiana Quotidiano Sanità/ Popular Science)
