Artrite Reumatoide: arriva in Italia la molecola che blocca l’infiammazione dall’interno delle cellule

Finalmente disponibile anche per gli oltre 400mila pazienti italiani affetti da artrite reumatoide il nuovo farmaco baricitinib,  che agisce bloccando i meccanismi che innescano l’infiammazione alle articolazioni e diminuisce il danno e i sintomi della malattia. Già approvato dall’AIFA, il farmaco sarà a breve rimborsato anche in Italia.

Baricitinib è una molecola piccola nelle dimensioni ma ‘grande’ nel curriculum di studi che ne hanno stabilito efficacia e sicurezza. Ha mostrato infatti di funzionare sull’inibizione della progressione del danno articolare, del dolore e della rigidità articolare. Inoltre, la sua forma in compresse orali la rende facile da assumere. La nuova molecola è indicata per i pazienti che non ottengono miglioramenti significativi, o risultano intolleranti, ad uno o più farmaci biologici anti-reumatici (DMARD, sigla in inglese di Disease Modifyng Antirheumatic Drugs), come il metotrexate, sia in monoterapia che in combinazione tra di loro. Baricitinib è efficace anche sul dolore ‘invalidante’ a partire già dalla prima settimana. Se la malattia è riconosciuta in tempo e trattata adeguatamente, anche le forme moderate e gravi possono essere controllate efficacemente e i sintomi regredire.

I commenti dei clinici
“Poter disporre di un farmaco efficace sin dalle prime settimane di trattamento rappresenta un grande vantaggio in quanto permette di controllare rapidamente le manifestazioni cliniche dell’artrite reumatoide” spiega Fabrizio Conti, docente di Reumatologia all’Università La Sapienza di Roma. “Baricitinib esercita la sua azione con un meccanismo innovativo: inibisce infatti gli enzimi Janus chinasi 1 e 2, molecole intracellulari che modulano i segnali delle citochine infiammatorie responsabili dello sviluppo e della progressione della malattia. A differenza dei farmaci biologici in uso da circa vent’anni diretti verso un singolo bersaglio extracellulare, i nuovi farmaci come baricitinib attraversano la parete cellulare e possono bloccare contemporaneamente l’effetto di diverse proteine (citochine) pro-infiammatorie”.

“Si tratta di un importante progresso per i pazienti” aggiunge Roberto Caporali, Professore Associato di Reumatologia presso l’Università di Pavia e Responsabile dell’Early Arthritis Clinic della Fondazione Policlinico San Matteo di Pavia, “perché tra il 40 e il 50% dei pazienti non ottiene miglioramenti dal trattamento di prima linea che solitamente si basa sull’uso del metotrexate. L’efficacia della terapia con metotrexate viene valutata a 3 mesi e poi a 6, per valutare il raggiungimento di uno stato di controllo dei sintomi e, possibilmente, di remissione della patologia. Se il paziente non risponde e non ne trae beneficio, è necessario passare a terapie di seconda linea. Baricitinib può essere un’opzione terapeutica in questa tipologia di pazienti. Infatti, l’assunzione quotidiana di una compressa di Baricitinib da 4 mg ha determinato un miglior controllo della malattia, in particolare del dolore, già dalle prime settimane per poi confermarsi dopo 24 e 52 settimane di trattamento (risultato misurato con la scala VAS).”.

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