Aneurismi intracranici: differenze tra giovani e anziani nelle dimensioni e nella posizione

(Reuters Health) – Un gruppo di ricercatori finlandesi ha evidenziato differenze a livello di aneurismi intracranici rotti (Ruptured Intracranial Aneurysms – RIA) tra giovani e anziani. In particolare, Miikka Korja e colleghi, dell’Università di Helsinki, hanno rilevato che sotto i 50 anni sarebbero più frequenti aneurismi di dimensioni più piccole, mentre nei più anziani le RIA sarebbero maggiormente a circolazione posteriore. La ricerca è stata pubblicata da Stroke.

Lo studio
Il gruppo di ricerca ha identificato 2.660 pazienti con RIA sacciforme ricoverati tra il 1989 e il 2008. Korja e colleghi hanno quindi analizzato le dimensioni medie delle RIA per un periodo di follow-up di quattro anni. Complessivamente, 1.176 pazienti, pari al 44% del campione, avevano meno di 50 anni al momento del ricovero. Confrontando i trienni 1989-1992 e 2005-2008, i ricercatori hanno evidenziato variazioni statisticamente significative nelle dimensioni medie annuali di RIA, che sono diminuite del 16%, da 9,2 mm a 7,7 mm, tra le donne sotto i 50 anni e del 13%, da 9,3 mm a 8,1 mm tra gli uomini, sempre sotto i 50. Tra i pazienti di età superiore o pari a 50 anni, invece, la dimensione media non sarebbe cambiata, mentre sarebbe quasi triplicata la percentuale di RIA posteriori.

Le conclusioni
“In molti centri di tutto il mondo, neurologi e neurochirurghi sono ancora convinti che gli aneurismi inferiori a 7 mm di diametro non si romperanno e per questo non consigliano trattamenti preventivi a questi pazienti – spiega Korja -Ma gli esperti cerebrovascolari sanno da tempo che quei piccoli aneurismi si rompono e che anche la dimensione media di rottura sta diminuendo”. Per questo, secondo l’esperto, “le decisioni terapeutiche non possono basarsi solo sulla dimensione dell’aneurisma, ma devono tenere conto anche di altri fattori di rischio, come fumo e ipertensione”. Secondo Hormozd Bozorgchami, dell’Oregon Health & Science University di Portland, i risultati di questo studio non sono sorprendenti. “Gli aneurismi più grandi tendono ad essere trattati più spesso perché studi precedenti hanno mostrato che hanno una maggiore probabilità di rompersi – precisa l’esperto – Questo studio dà ulteriore evidenza al fatto che anche i piccoli aneurismi hanno un rischio di rottura, ma noi spesso trattiamo pazienti con emorragia subaracnoidea con una rottura inferiore a 7 mm”. Per questo, il ricercatore americano, che non era coinvolto nello studio, suggerisce di condurre ulteriori studi per migliorare la stratificazione del rischio.

Fonte: Stroke

Lorraine Janeczko

(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)

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