Studiare la pupilla per studiare il cervello

L’occhio come specchio dello stato di coscienza. “Guardarci” dentro per studiare la funzionalitĂ  cerebrale. A rivelarlo è una ricerca condotta dall’UniversitĂ  di Pisa in collaborazione con l’UniversitĂ  di Firenze appena pubblicata sulla rivista Current Biology, che introduce la misura della pupilla come nuovo strumento per misurare lo stato di coscienza e le sue alterazioni raggiunti attraverso la meditazione mindfulness.

“La pupilla è l’apertura attraverso la quale la luce entra nell’occhio – spiega la ricercatrice pisana Paola Binda, senior author dello studio – e a lungo si è pensato che la sua grandezza fosse regolata solo in base alla quantitĂ  di luce: piĂą piccola quando ce n’è tanta, piĂą grande quando ce n’è poca, come capita al diaframma delle macchine fotografiche. Tuttavia, le ricerche del nostro e di altri laboratori hanno rivelato che la grandezza della pupilla è regolata anche da una moltitudine di altri fattori: percettivi, cognitivi, fisiologici”.

La ricerca si è focalizzata sulle variazioni spontanee del diametro pupillare: “Quando la luce è costante – aggiunge il ricercatore fiorentino David C. Burr – la pupilla si costringe ogni pochi secondi e poi torna a dilatarsi, in modo ciclico. Apparentemente casuali, queste variazioni sono in realtĂ  cariche di significato fisiologico, visto che in precedenti ricerche abbiamo trovato che la loro ampiezza si correla con la plasticitĂ  del cervello, quindi con la nostra capacitĂ  di apprendere e di adattarci al nostro ambiente. Di qui l’idea di misurare queste variazioni in una situazione molto particolare dal punto di vista percettivo e cognitivo: la meditazione”.

Lo studio, conclude la nota dell’universitĂ  di Pisa, “è frutto di una rete di eccellenza che coinvolge i due atenei toscani e altrettanti progetti finanziati dalla Commissione Europea: il progetto Pupiltraits (finanziato con circa 1.5 milioni di euro per una durata di 5 anni), ospitato all’UniversitĂ  di Pisa e coordinato da Paola Binda, e il progetto GenPercept (finanziato con circa 2.5 milioni di euro per una durata di 5 anni,) ospitato all’UniversitĂ  di Firenze e di cui è titolare David C. Burr”.

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