
Descritto sulla rivista Clinical Psychological Science, lo studio, coordinato da Daniela Palombo della Boston University, si è articolato in due fasi. La prima parte prevedeva un test di memori a cui si dovevano sottoporre i passeggeri per verificare la qualità dei ricordi di quel volo tre anni dopo, insieme ai ricordi dell’attacco terroristico dell’11 settembre e ad un evento neutro. In questo modo si è visto che tutti i passeggeri ricordavano molti dettagli dell’incidente dell’Air Transat, indipendentemente dal fatto che avessero sofferto o meno di disturbo da stress post-traumatico. Quasi 10 anni dopo, 8 di loro hanno accettato di passare alla seconda fase dello studio. Il loro cervello è stato “esaminato” con risonanza magnetica mentre gli venivano mostrati video con la ricostruzione del loro incidente, l’attacco alle Torri Gemelle e un evento neutro.
Ogni volta che vedevano immagini di quell’incidente aereo, aumentava la risposta delle aree del cervello coinvolte nella memoria emotiva, cioè amigdala, ippocampo, area posteriore e mediana, a differenza di quando dovevano ricordare eventi autobiografici neutri. ”I passeggeri hanno mostrato una maggiore attività cerebrale – aggiunge Brian Levine, uno dei ricercatori dello studio – anche quando vedevano immagini di un altro evento traumatico, ma meno personale, come quello delle Twin Tower. Questo “effetto di riporto” può indicare che lo spavento sull’Air Transat abbia cambiato il modo in cui elaborano le nuove informazioni, rendendoli più sensibili ad altre esperienze negative. Una volta che si vive un trauma, si vede il mondo sotto nuove lenti”.
