
Lo studio
I ricercatori hanno evidenziato differenze funzionali nelle connessioni cerebrali dei bimbi a sei mesi di vita. Lo studio è stato condotto su un campione di 59 bimbi tutti ad alto rischio di malattia (perché con un fratello maggiore autistico) e i ricercatori sono riusciti a predire con elevata accuratezza quali di questi bimbi si sarebbero ammalati veramente negli anni a venire.
Si sono ammalati 11 bambini del campione e questi bambini – rispetto agli altri – a sei mesi presentavano molteplici differenze nelle connessioni nervose tra 230 aree neurali studiate con la risonanza, in particolare tra aree con una funzione implicata nella malattia (linguaggio, socialità, comportamenti ripetitivi etc).
Gli scienziati sperano di creare un test multiplo basato sia sulla risonanza, sia su altri esami da somministrare a bebè a rischio (perché provenienti da famiglie in cui vi sono casi di autismo) per capire se avranno o meno il disturbo in futuro.
Si tratta di una prospettiva davvero importante: “più cose sappiamo sul cervello del bambino prima che compaiano i sintomi – afferma l’autore Joseph Piven – più saremo preparati ad aiutare i bambini e le loro famiglie”. ormai infatti sempre più chiaro che più l’intervento sul bambino è precoce, maggiori sono le probabilità di trarne benefici.
