
Secondo Amthor Croley dell’università del Texas, autrice di uno studio in materia, sembra che le patologie cutanee vengano usate nei film per evidenziare la dicotomia fra bene e male, e ciò potrebbe facilitare una tendenza verso la discriminazione nei confronti dei portatori di patologie cutanee.
Già all’epoca del film muto i registi si basavano su elementi visivi in assenza delle parole, ed è stato allora che è nata questa tendenza. Secondo l’autrice, negli eroi dei film le cicatrici tendono ad appartenere all’attore stesso, mentre quelle dei malvagi sono prominenti, multiple, dall’aspetto unico e di solito applicate con il trucco.
Per quanto l’impiego di una cute danneggiata per indicare il malvagio della storia sia probabilmente un lascito dei film muti, i registi moderni potrebbero impiegare istintivamente queste caratteristiche nei loro film. Di fatto, questa tendenza è arrivata sino all’epoca contemporanea, ed ha il potenziale di determinare un pregiudizio nei confronti di alcuni pazienti.
Il presente studio pertanto è teso ad incrementare la consapevolezza sia nel pubblico che nei registi su questo problema. (JAMA Dermatol online 2017, pubblicato il 5/4)
