
Lo studio
Ellen Mikkelsen, ricercatore senior presso il Dipartimento di Epidemiologia Clinica dell’Università di Aarhus in Danimarca, e colleghi hanno analizzato i dati nazionali dell’indagine raccolti dal 2007 al 2016 relativi a 6.120 donne danesi, di età da 18 a 40 anni, che vivevano rapporti stabili e stavano cercando concepire. Nell’ambito dello studio, alle donne è stato chiesto di prendere in considerazione la loro assunzione di alcol durante il mese precedente e di riferire in media il numero di porzioni di alcol che consumavano ogni settimana. La definizione di “una porzione” variava a seconda del tipo di bevanda: birra (330 ml), vino rosso o bianco (120 mL), vino da dessert (50 ml), e superalcolici (20 ml). I ricercatori hanno anche tenuto conto di fattori di rischio tra cui l’età, la regolarità ciclo mestruale, la frequenza e la tempistica del sesso, l’assunzione di caffeina e l’ultimo metodo di controllo delle nascite. Ma non hanno esaminato le abitudini di alcol dei partner maschili.Alla fine dello studio, 4.210 donne (il 69%) erano rimaste incinte.
Il consumo di birra e vino non ha fatto registrare “alcuna differenza apprezzabile” per la fecondabilità – la capacità di rimanere incinte nell’arco di un ciclo mestruale – indipendentemente dal consumo.
Fonte: BMJ 2016
Linda Thrasybule
(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)
