Contro la Bpco un farmaco riduce efficacemente le riacutizzazioni

Gsk ha annunciato i risultati positivi di mepolizumab nel trattamento della broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO), con i risultati completi dello studio di fase III MATINEE pubblicati sul New England Journal of Medicine. Lo studio ha valutato l’efficacia e la sicurezza di mepolizumab, un anticorpo monoclonale che ha come bersaglio l’interleuchina-5 (IL-5), in un ampio spettro di pazienti con BPCO, compresi i più gravi e difficili da trattare, secondo le raccomandazioni GOLD (Global Initiative for Chronic Obstructive Lung Disease).I pazienti reclutati presentavano segni di infiammazione di tipo 2, con alti livelli di eosinofili nel sangue, e includevano quelli con bronchite cronica, o con enfisema o entrambi. La somministrazione mensile di mepolizumab ha dimostrato un miglioramento in tutti gli endpoint di riacutizzazione, mantenuti per l’intera durata dello studio di 2 anni (fino a 104 settimane).

Nell’intera popolazione studiata, mepolizumab ha mostrato una riduzione clinicamente e statisticamente significativa del 21% del tasso annuale di riacutizzazioni moderate/severe rispetto al placebo, raggiungendo l’endpoint primario dello studio MATINEE (rapporto di tasso [intervallo di confidenza (CI) al 95%]: 0,79 [0,66, 0,94]; P=0,011) (AER mepolizumab = 0,80 riacutizzazioni all’anno rispetto al placebo = 1,01) n= 804; mepolizumab = 403, placebo = 401).Inoltre, mepolizumab ha mostrato una riduzione del 31% del tasso annuale di riacutizzazioni moderate/severe rispetto al placebo in un’analisi post-hoc di pazienti con bronchite cronica (rapporto di tasso [IC 95%]: 0,69 [0,51, 0,93] n=338: mepolizumab = 170, placebo = 168).

È stata osservata una riduzione del 35% con mepolizumab rispetto al placebo del tasso annuale di riacutizzazioni severe che hanno portato al pronto soccorso e/o al ricovero ospedaliero, un endpoint secondario dello studio MATINEE (rapporto di tasso [IC 95%]: 0,65 [0,43, 0,96] nominalmente significativo dopo l’aggiustamento per la molteplicità) (AER mepolizumab = 0,13 riacutizzazioni all’anno rispetto al placebo = 0,20)). Mepolizumab è il farmaco biologico con dati che mostrano una riduzione delle visite al pronto soccorso e/o del ricovero in ospedale in uno studio di fase III. Ridurre le ospedalizzazioni è un obiettivo chiave della gestione della BPCO.3 I ricoveri ospedalieri correlati alla BPCO rappresentano una sfida importante per l’assistenza sanitaria e si prevede che diventeranno la prima causa di ricoveri medici. In caso di ospedalizzazioni per BPCO, un paziente su dieci muore durante la degenza, fino a uno su quattro entro un anno e la metà entro cinque anni.

Kaivan Khavandi, SVP, Global Head, Respiratory, Immunology & Inflammation R&D, GSK, ha dichiarato: “I risultati dello studio MATINEE mostrano che mepolizumab può aiutare a prevenire le riacutizzazioni, comprese quelle che portano al pronto soccorso e/o al ricovero ospedaliero. Queste riacutizzazioni sono devastanti per i pazienti, accelerano la progressione della malattia e causano danni polmonari irreversibili, peggioramento dei sintomi e aumento della mortalità. Per decenni abbiamo lavorato per espandere i confini dell’innovazione e continuiamo a farlo per prevenire la progressione della malattia e avere un impatto significativo sulla vita delle persone affette da BPCO”.

Frank Sciurba, Professore di Pneumologia, Allergologia e Terapia Intensiva e autore principale dello studio MATINEE, ha dichiarato: Ogni medico conosce la sensazione di vedere un paziente ricoverato in ospedale a causa di una riacutizzazione che forse si sarebbe potuta prevenire. Lo studio MATINEE apre nuove prospettive terapeutiche per i pazienti con BPCO e infiammazione di tipo 2, mentre ci impegniamo ad individuare i fattori scatenanti della malattia e a migliorare la vita dei pazienti affetti da BPCO”.

Alti tassi di risposta sono stati osservati nei Patient Reported Outcomes (PROs) nel gruppo con mepolizumab, tuttavia non è stata osservata alcuna differenza per il St George’s Respiratory Questionnaire (SGRQ), il COPD Assessment Test (CAT) e il Evaluating Respiratory Symptoms (E-RS) nell’intera popolazione dello studio rispetto al placebo.2 L’incidenza di eventi avversi è stata simile tra mepolizumab e placebo (mepolizumab vs placebo: 74% vs 77%), con i più frequenti casi di riacutizzazione o peggioramento della BPCO (mepolizumab vs placebo: 12% vs 15%) e dell’infezione da COVID-19 (12% vs 12%). Mepolizumab non è registrato in alcun paese per il trattamento della BPCO, ma sono in corso pratiche regolatorie in diversi paesi, tra cui Stati Uniti, Cina e UE. La FDA statunitense ha fornito una data PDUFA di risposta per il 7 maggio 2025.

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