
Con questo presupposto Sumbal A. Janjua del Massachusetts General Hospital, Boston e colleghi hanno condotto una una sub-analisi osservazionale e trasversale su 222 pazienti con ACS già arruolati nel trial ROMICAT II, con l’intento di determinare se la terapia con statine fosse o meno associata ad una prevalenza inferiore di placche ad alto rischio. All’interno del campione, il 34% assumeva statine al momento del ricovero, e un ulteriore 25% aveva placche ad alto rischio su angiografia coronarica TC.
I risultati
Con questa subanalisi i ricercatori hanno evidenziato che, pur essendo più anziani e avendo un numero medio maggiore di fattori di rischio cardiovascolare, un numero inferiore dei pazienti trattati con statine (13,3%), mostravano placche ad alto rischio, rispetto a coloro che non assumevano le statine (31,3%). Inoltre, dopo aggiustamento per età, sesso, fattori di rischio cardiovascolare, volume totale della placca e presenza o meno di una sindrome coronarica ostruttiva, i pazienti che assumevano statine avevano il 71% in meno di probabilità, rispetto ai pazienti che non assumevano statine, di avere placche ad alto rischio. La prevalenza di placche calcificate, tuttavia, era più alta tra i pazienti con statine (93,3%) rispetto ai pazienti che non assumevano statine (76,2%).
“Nel complesso, questi dati osservazionali suggeriscono che i pazienti che si presentano al pronto soccorso con sospetto di ACS e che sono in terapia con statine hanno meno probabilità di avere placche ad alto rischio, rispetto a quelli non in terapia con statine, indipendente dalla presenza di una malattia coronarica ostruttiva e fattori di rischio cardiovascolare “, concludono i ricercatori. Questi risultati, come hanno commentato altri ricercatori, seppure richiedano ulteriori studi a conferma, aiutano a comprendere l’azione diretta delle statine sulla struttura della placca coronarica, oltre che sui livelli dei lipidi plasmatici, e prospettano un’efficacia della terapia con le statine, già nella prevenzione primaria della coronaropatia aterosclerotica.
Fonte: JACC Cardiovasc Imaging 2016
Will Boggs MD
(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)
