
Lo studio
Nella ricerca sono stati seguiti quasi 15mila studenti universitari per un periodo di due anni. Si è così visto che solo il 40,4% aveva l’orologio biologico ‘sincronizzato’ con l’orario delle lezioni, mentre il 50% ci sarebbe andato più tardi e il 10% ne avrebbe anticipato l’inizio. Complessivamente quindi circa il 60% degli studenti era ‘sfasato’ di almeno mezz’ora e i loro voti agli esami sono stati peggiori di quelli che invece avevano l’orologio biologico allineato alle lezioni.
Ad essere ‘vittime’ si questo jet lag sociale sono soprattutto quelli che nello studio vengono chiamati ‘gufi’, cioè i tiratardi o nottambuli, mentre ne soffrono meno le cosiddette ”allodole, cioè chi si alza presto. “Invece di obbligare gli studenti ‘gufi’ ad andare a letto prima, in contrasto con i loro ritmi biologici, dovremmo lavorare per un’istruzione individualizzata, in modo da sapere in quale momento del giorno uno studente è più attento e concentrato”, commenta Benjamin Smarr, uno dei ricercatori. D’altra però l’obiezione sorge spontanea: “andare a letto prima invece di modificare un intero sistema?”. Staremo a vedere.
