Sindrome dell’intestino irritabile: dolori e gonfiore per 3 milioni di italiani

Sono più di tre milioni gli italiani colpiti dalla sindrome dell’intestino irritabile, una fastidiosa condizione che porta a gonfiore, dolori, diarrea o stipsi. secondo le ultime stime, infatti, si calcola che a sopportare il peso di questa patologia siano, a seconda del grado di gravità, dal 20% al 40% degli italiani con costi stimati di circa 1.700 euro l’anno a paziente.

Le cause del disturbo non sono note, anche se di certo giocano un ruolo importante le alterazioni del microbiota intestinale e lo stress che agisce sulla mente ma anche sulla pancia in virtù delle complesse relazioni tra intestino e cervello. “La sindrome del colon irritabile è una patologia che appartiene al gruppo dei disordini funzionali gastrointestinali – spiega in una nota Antonio Craxì, presidente della Società Italiana di Gastroenterologia e endoscopia digestiva (Sige) – una categoria diagnostica identificata in base alla sola presentazione clinica e caratterizzata dall’assenza di un danno organico come causa patogenetica. La IBS viene definita come dolore o fastidio addominale ricorrente, presente per almeno 3 mesi all’anno, associato ad almeno due dei seguenti sintomi: alterazioni della frequenza dell’evacuazione, della consistenza delle feci, miglioramento sintomatologico al passaggio delle feci”.

Questa condizione, spiega Santino Marchi, gastroenterologo all’Università di Pisa e membro del consiglio direttivo Sige, si presenta in soggetti abbastanza giovani, di età media compresa tra i 20 e i 40 anni, con una netta prevalenza del sesso femminile, in rapporto di 2-3 a 1 rispetto al sesso maschile. L’altro elemento caratterizzante è che spesso questi soggetti presentano altre patologie, come una sindrome depressiva, disturbi d’ansia, problemi nella vita sessuale (ad esempio rapporti sessuali dolorosi). E’ sempre bene indagare a fondo tutta la componente della sfera psicologica. Sembra una patologia banale, continua, ma sia per i costi diretti (visite mediche, indagini diagnostiche, farmaci) che per, quelli indiretti (assenza dal lavoro) costa 30 mld di euro l’anno nei primi 10 Paesi Ue. importante consultare lo specialista che dopo la diagnosi darà diete e terapie più opportune caso per caso.

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