Quando il parto indolore non è un diritto

shutterstock_64852711In Italia, la partoanalgesia, una tecnica che allevia il dolore del parto, non è ancora un diritto e la sua diffusione continua ad essere a macchia di leopardo, anche a causa della carenza di anestesisti rianimatori. Inoltre, senza riorganizzazione dei punti nascita e nuove assunzioni, il parto indolore non può entrare nei Livelli essenziali di assistenza (Lea).

Il problema è stato sollevato oggi all’undicesimo congresso Siared degli anestesisti rianimatori in corso di svolgimento a Riva del Garda. Durante il convegno è emerso che, ad oggi, solo alcune Regioni hanno disposto finanziamenti specifici e la percentuale nazionale dei parti in analgesia è di circa il 10%. Un altro problema è quello del cosiddetto “consenso informato”, attraverso il quale vengono spiegati i rischi e i benefici per condividere assieme, medico anestesista e partoriente, cosa fare. “L’informazione corretta permette alla donna di fare una scelta consapevole e riduce i malintesi”, afferma Paolo Gregorini, Consigliere Siared Emilia Romagna e anestesista rianimatore all’Ospedale Maggiore di Bologna.

“Se è facile spiegare che nell’1% si può avere mal di testa per qualche giorno, più difficile risulta spiegare la possibilità di complicanze rarissime. A questo scopo, nella nostra esperienza, la collaborazione tra medici, medici di direzione, statistici e medici legali ha cercato di tradurre l’informazione con termini comprensibili”, conclude.

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