
I ricercatori hanno sottoposto 699 adolescenti maschi interessati al sesso con altri maschi a un questionario sulla frequenza a cui effettuavano test per l’Hiv, su informazioni demografiche, sul comportamento sessuale, l’uso del preservativo, informazioni sull’Hiv ricevute a scuola o in famiglia, sulla comunicazione con i dottori a proposito della propria salute sessuale, sulle conoscenze sull’Hiv e sui comportamenti a rischio. Ne è emerso che il 23% dei partecipanti si era sottoposto ad esami per l’Hiv, un tasso che aumenta con l’età ed è naturalmente correlato al fatto di aver vissuto esperienze sessuali. Nonostante il fatto che la maggior parte dei partecipanti abbia consultato un medico di fiducia con regolarità , gli argomenti più delicati, come l’orientamento sessuale e i test per malattie sessualmente trasmissibili, sono stati affrontati dal 20-30% circa dei partecipanti al sondaggio. I ricercatori osservano come il fatto di poter parlare con i propri genitori di sesso e prevenzione, di sapere cosa sia l’Hiv e come si trasmette, di sapere di poter fare il test e quanto questo sia importante, aumenta la probabilità che i ragazzi si sottopongano agli esami. Anche il rapporto con i medici svolge un ruolo importante: il 75% dei partecipanti che hanno parlato con il proprio medico si è sottoposto al test, contro il 10% di coloro che non hanno mai parlato di HIV e test con il proprio medico.
“I medici, in particolare i pediatri, devono avere conversazioni piĂą schiette e aperte con i loro pazienti adolescenti maschi, che includano informazioni dettagliate sulla storia sessuale e una discussione sull’orientamento sessuale. Idealmente la conversazione dovrebbe essere privata e svolta in assenza dei genitori”, ha sottolineato Brian Mustanski, autore senior dello studio e direttore dell’Institute for Sexual and Gender Minority Health and Wellbeing (ISGMH) presso la Northwestern University.
Dei semplici cambiamenti nella pratica pediatrica possono facilitare importanti discussioni che potrebbero migliorare i test tra adolescenti omosessuali, bisessuali o indecisi, secondo Mustanski. I medici possono far capire ai giovani che il loro ufficio è uno spazio sicuro per discutere di sessualità , rafforzare la riservatezza chiedendo ai genitori di lasciare la stanza quando si parla della storia del paziente.
