British Medical Journal: è ora di “legalizzare la droga”

Sicuramente è una posizione che farà discutere quella presa dal British Medical Journal. La direttrice della rivista scientifica britannica, Fiona Godlee, parla chiaro: “Il Bmj è fermamente d’accordo con gli sforzi di legalizzare, regolare e tassare la vendita di droghe per uso ricreativo e medico”. Il mercato globale delle droghe vale miliardi che alimentano il crimine organizzato, dunque “perché non usare questi soldi per i servizi pubblici?”, si chiede Godlee.

I punti salienti
Nel suo editoriale, la Godlee parte da una serie di dati presentati in diversi studi nella rivista, dal fatto che la guerra alla droga costa 400 sterline l’anno ad ogni contribuente, e che negli ultimi dieci anni il numero di morti per droga è raddoppiato. Paesi come il Portogallo, che ha di fatto legalizzato le droghe, non hanno visto un aumento degli utilizzatori, si legge nell’editoriale, che cita anche gli esempi di Olanda, Canada e Usa, in cui la legalizzazione, almeno delle droghe leggere, ha aumentato gli introiti statali.

“Il mercato globale delle droghe illecite è di 236 miliardi di sterline – scrive Godlee – ma questi soldi alimentano il crimine organizzato e la disperazione umana. Perché non dovrebbero essere usati per i servizi pubblici?”. La posizione è condivisa da diverse associazioni di medici britannici, dal Royal College of Physicians alla British Medical Association alla Royal Society of Public Health.

“Non si tratta di stabilire se la droga è una cosa buona o cattiva – sottolinea l’editoriale – è una posizione basata sull’evidenza scientifica, interamente in linea con un approccio di salute pubblica al crimine violento. Il Bmj – conclude l’articolo – è fermamente d’accordo con gli sforzi di legalizzare, regolare e tassare la vendita di droghe per uso ricreativo e medico. Questa è una questione su cui i medici possono e dovrebbero far sentire la propria voce”.

In Italia
Anche in Italia di recente si è aperto un dibattito sul tema, anche se non ci sono state prese di posizione forti come quelle britanniche da parte della comunità scientifica. “Da noi permane un atteggiamento di censura di dibattito pubblico – rileva Marco Perduca dell’associazione Luca Coscioni e coordinatore di Legalizziamo.it – e mancanza di assunzione di responsabilità nel dire le cose come stanno da parte degli operatori socio-sanitari: oggi le droghe sono pericolose perché la proibizione ha consegnato alla criminalità la loro produzione e vendita, senza consentire un controllo della qualità del prodotto e senza prevedere campagne di informazione e attenzione a chi ne fa un uso problematico”.

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