Molto prima che i vagiti si trasformino in parole intellegibili, il cervello dei bambini lavora duramente per distinguere i suoni del proprio linguaggio domestico, e creare connessioni che supporteranno la futura produzione del linguaggio stesso. Una nuova ricerca suggerisce che questo lavoro potrebbe essere accelerato con l’aiuto di un po’ di addestramento specializzato. Un gruppo di bambini di 4 mesi è stato condotto una volta alla settimana in laboratorio per partecipare ad un gioco particolare: hanno ascoltato un insieme di suoni non linguistici che diveniva sempre più articolato nel tempo, e quando essi spostavano lo sguardo anticipando il suono successivo, venivano ricompensati con un cartone animato. Analizzando gli stessi bambini tre mesi dopo, è emerso che essi risultavano molto più rapidi nel reagire al linguaggio rispetto agli altri. E’ molto probabile che un giorno i genitori potranno utilizzare in casa un gioco interattivo simile a quello del laboratorio per massimizzare il potenziale dei propri bambini. Peraltro l’8-15% dei bambini risulta ad alto rischio di scarsa processazione acustica e ritardo dello sviluppo del linguaggio, e questo strumento potrebbe essere in grado di aiutarli. La maggior parte dei giocattoli di cui si proclama la capacità di insegnare ad un bambino a parlare o a leggere risulta in larga parte inutile, tuttavia alcuni studi precedenti dimostrano che minuscole differenze nella rapidità della processazione acustica nella prima infanzia, anche solo di un decimo di millisecondo, sarebbe in grado di predire le sue reali abilità linguistiche quando il bambino andrà a scuola. Prima di poter creare qualunque strumento di brain-training per i bambini, comunque, è necessario monitorare i bambini dell’esperimento sino ai 18 mesi di età per controllare se le capacità acquisite vengono trattenute e se il bambino è in grado di sfruttarle senza altro addestramento. (J Neurosci 2014; 34: 13349-63)
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