La pandemia Covid ha rappresentato una indubbia accelerazione dei programmi di “digital Health” a livello mondiale, anche se in alcune realtà sanitarie l’attenzione all’innovazione tecnologica è presente da anni.
All’E.O. Ospedali Galliera di Genova, ad esempio, già dall’epoca pre-pandemica, è in corso un progetto co-finanziato dal Ministero della Salute e dalla Regione Liguria, finalizzato a verificare se un modello di dimissione protetta all’interno di una smart home, sia in grado di ridurre i tempi di rientro a domicilio di anziani “fragili” ospedalizzati per una patologia acuta (studio “Pro-Home”).
Lo studio prende le mosse dalla constatazione che, per molti pazienti anziani, la degenza ospedaliera si protrae diversi giorni oltre il momento della effettiva dimissibilità clinica a causa di problemi non connessi con lo stato di salute, ma con aspetti organizzativi della famiglia o dei servizi che dovrebbero prendere in carico il paziente laddove è richiesta la continuità assistenziale (ad es. RSA, cure domiciliari distrettuali, etc).
Il protrarsi ingiustificato della degenza, non solo rappresenta un consumo inappropriato di risorse sanitarie, ma espone il paziente ai rischi connessi alle pratiche assistenziali e all’impatto negativo che l’ambiente ospedaliero ha su psiche e funzioni cognitive.
Si è quindi voluto verificare se un ambiente protetto di tipo domestico/familiare, attrezzato con dispositivi tecnologici all’interno dell’Ospedale, possa da un lato ridurre le giornate di degenza inappropriata e dall’altro avere ricadute positive sulla autonomia e sul benessere del paziente anziano, ovviamente in condizioni di piena sicurezza.