Un maggior carico di rischio cardiovascolare, misurato mediante la scala di rischio di Framingham, risulta associato a segni neurodegenerativi e potrebbe predire il declino cognitivo nel tempo. In assenza di trattamenti efficaci per la demenza, è necessario monitorare e controllare il carico di rischio…
LeggiCanale Medicina: Neuroscienze & patologie neurodegenerative
Fibrillazione atriale: infarti cerebrali silenti nel 3% dei pazienti
I pazienti con fibrillazione atriale, anche se sotto terapia anticoagulante, sviluppano infarti cerebrali silenti ad un tasso del 3% all’anno, come emerge dallo studio SWISS-AF, condotto su 1227 pazienti da cui si evince anche che questi eventi sono correlati ad un lieve ma statisticamente…
LeggiSegregazione razziale negativa per il cervello?
Vivere in un ambiente razzialmente segregato nei giovani adulti è associato ad una scarsa funzionalità cognitiva nella mezza età, il che potrebbe spiegare le disparità fra razza bianca e nera nel rischio di demenza in età avanzata, come affermato da Adina Zeki Al Hazzouri…
LeggiMiastenia gravis di nuova insorgenza: promettente il rituximab
I pazienti con miastenia gravis che vengono trattati precocemente con l’anticorpo monoclonale noto come rituximab, ottengono la remissione più precocemente rispetto a quelli trattati più avanti nel processo patologico. Lo suggerisce uno studio condotto su 72 pazienti i cui risultati devono essere considerati preliminari,…
LeggiReperti incidentali alla RM cerebrale nel 5% dei pazienti anziani
Una nuova ricerca ha dimostrato che quasi il 5% dei cittadini britannici anziani presenta anomalie cerebrali potenzialmente gravi, compresi gli aneurismi, e circa un terzo presenta anomalie dei test ematici. La conoscenza della prevalenza prevista di questi reperti incidentali nella popolazione generale anziana risulta…
LeggiIctus, manifestazione neurologica del COVID-19
(Reuters Health) – Secondo un nuovo report redatto da medici cinesi, il COVID-19 può anche provocare ictus e altri gravi danni cerebro-vascolari. “Anche i neurologi devono esseri pronti a combattere la battaglia contro il COVID-19, soprattutto in un momento in cui la nostra comprensione…
LeggiSMR e SMPP: ocrelizumab riduce rischio progressione malattia e disabilità
Le nuove analisi degli studi di fase III OPERA I e OPERA II e delle estensioni in aperto hanno evidenziato come il trattamento con ocrelizumab, di Roche, abbia ridotto il rischio di progressione della malattia e della disabilità nella Sclerosi Multipla Recidivante (SMR) e…
LeggiSMA tipo 1: risdiplam raggiunge endpoint primario studio FIREFISH
Novità per quanto riguarda l’atrofia muscolare spinale (SMA) sintomatica di tipo 1 nei bambini di età compresa tra 1 e 7 mesi. Arrivano dallo studio FIREFISH, nel quale il farmaco sperimentale risdiplam ha raggiunto l’endpoint primario, con il 29% dei bambini (12/41; p <…
LeggiIctus associato a forame ovale pervio: necessaria nuova classificazione
E’ stata richiesta una nuova classificazione per l’ictus ischemico nei pazienti che presentano un forame ovale pervio (PFO) che rappresenta la probabile causa dell’ictus stesso. La nuova classificazione, ossia quella di ictus associato a PFO, è stata proposta da un ampio gruppo di esperti…
LeggiMorbo di Alzheimer: gene della longevità riduce il rischio nei portatori di APOE4
Una certa forma del gene della longevità, detto klotho, è associata ad un effetto protettivo nei confronti dei deficit cognitivi e del morbo di Alzheimer nei soggetti portatori del gene APOE4 che predispone ad un maggior rischio di questa patologia. Lo suggerisce uno studio…
LeggiCome funzionano davvero gli stimolantori nel migliorare l’attenzione?
Piuttosto che migliorare la concentrazione, il metilfenidato ed altri stimolanti simili di fatto funzionano incrementando la motivazione individuale al completare compiti difficili incrementando i livelli di dopamina. Questi farmaci dunque non incrementano soltanto la capacità di svolgere dei compiti, ma anche la motivazione a…
LeggiDieta e rischio demenza: ancora nuovi dati
La combinazione degli alimenti consumati da una persona potrebbe influenzare il rischio di demenza esattamente nella stessa misura dei singoli alimenti che vengono consumati. I soggetti la cui dieta consta eminentemente di alimenti a lavorazione industriale e grassi hanno probabilità significativamente maggiori di sviluppare…
LeggiDemenza: supporto per l’amiloide come target preventivo
I primi dati dello studio Anti-Amyloid Treatment in Asymptomatic Alzheimer’s Disease (A4) supportano l’ipotesi secondo cui un maggior livello cerebrale di amiloide rappresenta uno stadio preclinico precoce di morbo di Alzheimer. L’analisi dei dati ha dimostrato che elevati livelli di amiloide in anziani clinicamente…
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