Giuseppe Abbruzzese
Come è nata l’idea di realizzare questo progetto e a chi si rivolge?
In Kyowa Kirin siamo convinti dell’importanza e della responsabilità di generare consapevolezza intorno a patologie rare come l’ipofosfatemia legata all’X (XLH). “Alla Ricerca del Fosfato” nasce proprio da questa visione, con l’obiettivo di supportare una maggiore conoscenza della XLH attraverso un linguaggio nuovo, capace di integrare rigore scientifico e comunicazione accessibile. Il progetto si rivolge a un pubblico ampio e trasversale: dagli specialisti ai medici di medicina generale, dai pazienti ai caregiver, fino alle Istituzioni e al grande pubblico. L’obiettivo è costruire un ponte tra contenuti scientifici e narrazione, con l’ambizione di abbattere le barriere della complessità comunicativa, attraverso un linguaggio accessibile e coinvolgente.
Potrebbe descriverlo brevemente?
“Alla Ricerca del Fosfato” è un documentario che utilizza un parallelismo narrativo forte e simbolico: da un lato il geologo, che esplora le grotte alla ricerca del fosfato in natura; dall’altro le figure del pediatra e del nefrologo, che cercano lo stesso elemento nel corpo umano per riconoscere e diagnosticare l’XLH. Due mondi diversi, accomunati dalla stessa missione: scoprire ciò che è nascosto. Attraverso questo doppio racconto, il documentario sottolinea come il fosfato non sia solo un elemento chimico, ma anche una chiave diagnostica e clinica fondamentale per interpretare i sintomi della XLH e giungere ad una diagnosi precoce e tempestiva.
Che risultati avete o volete raggiungere?
L’obiettivo primario è quello di aumentare la conoscenza dell’XLH, accelerare i tempi diagnostici e contribuire a una presa in carico tempestiva e multidisciplinare, considerando che si tratta di una patologia cronica. Il documentario ha già ottenuto ottimi riscontri: è stato utilizzato in ambito formativo, presentato in congressi medico-scientifici e condiviso con la comunità dei pazienti. Abbiamo voluto creare uno strumento che possa stimolare curiosità, empatia e riflessione, e che sia utile per gli operatori sanitari e per chi convive con la malattia. A lungo termine, continueremo a sostenere una cultura della diagnosi precoce e della centralità del paziente.
Cosa pensa ci sia ancora da fare in questo ambito?
Serve continuare a rafforzare la formazione degli operatori sanitari, in particolare di figure che spesso intercettano per prime i segni della XLH: pediatri, ortopedici, odontoiatri, medici di base. È necessario continuare a costruire percorsi diagnostici integrati e favorire la collaborazione tra centri di riferimento. Ma soprattutto c’è bisogno di continuità nella comunicazione, rispondendo ai bisogni insoddisfatti di una patologia rara qual è la XLH. Il nostro impegno è continuare a generare contenuti ed attività che supportino la formazione della comunità scientifica con l’obiettivo di migliorare la qualità di vita delle persone affette da XLH.
Qual è l’aspetto principale del Marketing Project che sarà più importante secondo lei nei prossimi anni?
L’aspetto principale del progetto è la volontà di unificare la comunicazione scientifica con una comunicazione emozionale fondata sullo storytelling e diretta non solo al personale sanitario ma alle persone in generale. I progetti che avranno impatto saranno quelli capaci di parlare ai bisogni reali delle persone, integrando contenuti educativi, testimonianze, strumenti digitali e storytelling di valore. In questo senso, “Alla Ricerca del Fosfato” rappresenta un modello che unisce innovazione scientifica, visione strategica e una comunicazione in grado di informare e di ispirare. Nei prossimi anni, sarà sempre più centrale costruire ecosistemi di contenuti che siano rilevanti, fruibili e capaci di generare connessioni tra comunità scientifica, associazioni di pazienti, Istituzioni e pubblico generale.