#lsea2025

Non c’è forma più corretta

25 parole per parlare di obesità
in modo inclusivo

Chiara Gizzi

“Non c’è forma più corretta” è un glossario digitale che raccoglie 25 parole per parlare di obesità in modo inclusivo, empatico e privo di stigma. Nato dalla collaborazione con l’associazione Parole O_Stili, il progetto è realizzato da Eli Lilly Italia e noi ne abbiamo parlato con Chiara Gizzi, Patient Advocacy & Policy Manager. Parte del team anche: Benedetta Bitozzi, Associate Director - Comms Advocacy & Policy.

Come è nata l’idea di realizzare questo progetto e a chi si rivolge?
Come team di comunicazione e patient advocacy di Lilly uno degli obiettivi che abbiamo è quello di contribuire ad un cambio positivo nella narrazione della patologia obesità, non ancora pienamente riconosciuta dalla società oltre che dalla legge. L’idea di creare un glossario nasce da un’esigenza molto pratica – sollevata in prima battuta dall’associazione pazienti Amici Obesi, con cui collaboriamo, e confermata poi anche da clinici e giornalisti – di avere uno strumento che potesse aiutare le persone a usare le parole giuste (accoglienti, non giudicanti, libere da pregiudizio) per rivolgersi a pazienti affetti da obesità e più in generale per parlare di corpi e peso. Avendo questa finalità, il glossario si rivolge al pubblico più ampio possibile, come strumento per un concreto cambio culturale che parta dalle nuove generazioni e arrivi potenzialmente a chiunque: infatti, gli studi ci dicono che in Italia 1 persona su 10 è affetta da obesità e dunque possiamo sostenere che ogni persona ne conosce almeno una con obesità nella sua cerchia ristretta familiare o di amicizie. Per questo è così importante un cambio culturale e di linguaggio e per questo abbiamo scelto come partner Parole O_Stili, un’associazione che nasce con l’obiettivo di responsabilizzare ed educare gli utenti dentro e fuori la Rete a scegliere forme di comunicazione non ostile. 

Potrebbe descriverlo brevemente?
Il glossario “Non c’è forma più corretta” contiene 25 parole per parlare di obesità in modo inclusivo. Il titolo è un gioco di parole che ricorda ai lettori che tutte le forme del corpo meritano rispetto ed empatia, ma soprattutto che la forma delle parole che usiamo è estremamente importante. Il glossario non include solo i termini medico-scientifici più rilevanti per comprendere la patologia ma anche quelli socioculturali, che sono la base per scardinare lo stigma e il pregiudizio nei confronti delle persone con sovrappeso e obesità. Il Glossario è disponibile in formato digitale, scaricabile online, è stato oggetto di una campagna educazionale sui social media di Parole O_Stili e di Lilly ed è uno strumento di informazione utilizzato dall’associazione Amici Obesi durante i propri incontri. Il Glossario è stato inoltre presentato a febbraio 2025 con un talk durante il Festival della Comunicazione Non Ostile alla presenza di più di 2000 partecipanti, un pubblico ampio e variegato inclusivo di tutte le generazioni: docenti, formatori, aziende non lifescience, scuole… 

Che risultati avete o volete raggiungere?
L’uso di un linguaggio corretto può avere un impatto significativo sulla vita delle persone affette da obesità, consentendo loro di gestire meglio la propria malattia e di cercare aiuto medico senza provare vergogna o senso di colpa per la propria condizione.  

Cosa pensa ci sia ancora da fare in questo ambito?
Un cambiamento culturale come quello ancora necessario per parlare di obesità come patologia (e non semplicemente come scarsa forza di volontà o abitudini scorrette) richiede un percorso lungo. Senz’altro è necessario che tante voci si uniscano nel portare al pubblico un messaggio unico e chiaro: è importante la vocalità delle associazioni dei pazienti, così come il rigore scientifico dei clinici e la corretta divulgazione da parte di giornalisti ma anche degli influencer che hanno community molto attive sui social media. Come azienda pharma/lifescience sentiamo forte l’onere (e l’onore) di creare opportunità di dialogo positivo tra tutti questi interlocutori con l’obiettivo ultimo che chiunque incontri una persona con obesità in futuro ne comprenda la sua condizione medica, andando oltre lo stigma interiorizzato. 

Qual è l’aspetto principale del Communication Project che sarà più importante secondo lei nei prossimi anni?
Non esiste un glossario simile sull’obesità. Le società scientifiche hanno negli anni redatto delle guide o tassonomie ma non esiste – relativamente alla patologia obesità – un altro progetto di questa portata culturale prima che scientifica. Abbiamo riscontrato interesse da parte di altri Paesi a poter replicare questo contenuto informativo ed educazionale per la popolazione e pertanto un aspetto sicuramente interessante per il futuro sarà quello di valutarne la replicabilità e poterlo tradurre e adattare in più lingue. In questo sarà senz’altro cruciale la collaborazione con le associazioni dei pazienti locali per cogliere le sottili sfumature culturali e sociali di ogni Paese.



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