Daniela Chiarini
Come è nata l’idea di realizzare questo progetto e a chi si rivolge?
“Play Bigger: a Human Capital Journey” nasce nel 2024 come risposta a una trasformazione aziendale profonda: la rapida crescita dell’azienda, l’integrazione tra PIAM e Bruschettini e la volontà di posizionare il capitale umano come leva strategica e come principale asset aziendale. In un contesto di cambiamento, abbiamo colto l’opportunità di costruire una cultura condivisa, capace di valorizzare sia le persone già presenti in azienda sia i nuovi assunti. Il progetto si rivolge a tutti i dipendenti con una particolare attenzione alle nuove generazioni, ai colleghi recentemente entrati in azienda, ai dipendenti senior e ai team interfunzionali. Play Bigger è stato concepito per rafforzare l’identità aziendale, promuovere la formazione continua e attivare una community consapevole e connessa.
Potrebbe descriverlo brevemente?
Play Bigger è un programma articolato su tre dimensioni:
Il progetto si fonda su sei pilastri chiave: ambizione, innovazione, impatto, crescita, coinvolgimento ed esperienza
Che risultati avete o volete raggiungere?
I primi risultati sono incoraggianti:
Cosa pensa ci sia ancora da fare in questo ambito?
Siamo solo all’inizio, nei prossimi mesi continueremo a monitorare i risultati, lavorando in diverse attività per:
C’è ancora molto da costruire. La sfida è mantenere alta l’energia del progetto nel tempo, facendolo evolvere insieme alle persone che lo vivono.
Qual è l’aspetto principale dell’Internal Campaign & HR Project che sarà più importante, secondo lei, nei prossimi anni?
L’elemento cruciale sarà la capacità di ascoltare e co-progettare. In un mondo del lavoro sempre più dinamico, i progetti HR non possono essere solo top-down: devono nascere dal dialogo aperto e dalle idee condivise. Per questo Play Bigger mette al centro le persone come creatrici di valore. Nei prossimi anni, l’HR dovrà essere regista di comunità attive, in cui senso di appartenenza, benessere organizzativo e valorizzazione delle risorse, alimentano reciprocamente. In quest’ottica, l’ascolto non è solo uno strumento: è una cultura.