Francesco Conca
Come è nata l’idea di realizzare questo progetto e a chi si rivolge?
Il progetto “Salvare la vista si può” nasce nel 2020 in collaborazione con l’associazione di pazienti di categoria dalla volontà di sensibilizzare la popolazione e colmare una carenza informativa sull’importanza della salute degli occhi e sulla prevenzione delle malattie oculari. Siamo cresciuti insieme e oggi “Salvare la vista si può” non è più solo un luogo dove poter fare formazione, ma una community con più di 70mila persone che, nel fare awareness, condividono la loro esperienza. La nostra community è formata da persone, perlopiù pazienti o cargiver ed è un luogo dove tutti possono raccontare la loro storia, chiedere consigli e perché no, ispirarsi nei racconti di altri.
Potrebbe descriverlo brevemente?
“Salvare la vista si può” è una pagina Facebook di educazione e sensibilizzazione, dove i contenuti sono curati con il supporto di un team medico-scientifico. Attraverso video, eventi con esperti, post informativi e materiali educativi puntiamo a promuovere comportamenti salutari, diffondere consigli pratici e fornire informazioni accurate e aggiornate sulla salute oculare e la maculopatia. Abbiamo la visione di community e per questo, alterniamo contenuti scientifici a rubriche, come la “sfida del mese”, dove chiediamo e incentiviamo la nostra community ad interagire, raccontando la loro storia.
Che risultati avete o volete raggiungere?
L’obiettivo principale è aumentare la consapevolezza sul ruolo della prevenzione nella cura della vista e favorire l’informazione attraverso fonti autorevoli. Contiamo più di 70mila iscritti, in crescita nell’ultimo anno, ma ovviamente abbiamo l’obiettivo ambizioso di continuare a crescere, così che sempre più persone possano beneficiare dei nostri contenuti e confrontarsi con la community, così che “Salvare la vista si può” possa sempre più diventare la piattaforma di riferimento nel dialogo tra persone.
Cosa pensa ci sia ancora da fare in questo ambito?
Sul piano educativo è necessario lavorare sulla prevenzione attiva, rafforzando il concetto che controlli regolari e piccole attenzioni quotidiane possono fare la differenza nel preservare la salute visiva. Dal nostro punto di vista, sarà fondamentale continuare a fornire contenuti chiari, scientificamente validati ma accessibili, sfruttando il potenziale dei canali digitali per raggiungere un pubblico sempre più ampio.
Qual è l’aspetto principale del Patient Advocacy Program che sarà più importante secondo lei nei prossimi anni?
L’aspetto più importante nei prossimi anni sarà riuscire a garantire la centralità del paziente, come soggetto attivo nel percorso di cura: rendendolo consapevole del proprio percorso di salute, insieme ai caregiver. Sarà dunque fondamentale aiutare le persone, sempre con il supporto di esperti, a informarsi e comprendere. Altrettanto importante sarà l’aspetto umano, dovremo cercare di aiutare le persone a sentirsi meno sole nel percorso, valorizzando community e luoghi di confronto, tra pazienti/cargiver ma anche e soprattutto con esperti.