Daniela Mazzilli
Come è nata l’idea di supportare questo progetto e a chi si rivolge?
Alla luce del lancio di una nuova terapia per il Linfoma Non Hodgkin Aggressivo recidivante refrattario, Incyte ha deciso di supportare un progetto educazionale rivolto agli specialisti in ematologia che trattano i linfomi. Il progetto ha avuto la finalità di mettere a confronto i dati degli studi clinici registrativi e le prime esperienze della pratica clinica italiana.
Potrebbe descriverlo brevemente?
Gli esperti clinici e gli studiosi della biologia dei linfomi si sono dati appuntamento in due giornate dedicate a fare il punto sull’evoluzione delle conoscenze dell’immunoterapia dei linfomi. Sono state discusse e messe a confronto le ultime evidenze pubblicate e presentate ai principali congressi internazionali, con le esperienze di trattamento condotte nel contesto delle realtà macroregionali Italiane. Queste esperienze sono state appositamente raccolte ed elaborate in casistiche aggregate rese possibili grazie al networking e alla collaborazione tra i diversi centri di cura sul territorio.
Che risultati avete o volete raggiungere?
Questo progetto educazionale, supportato incondizionatamente da Incyte, ha voluto promuovere il dialogo e lo scambio tra specialisti in relazione all’approccio terapeutico per il Linfoma Non Hodgkin Aggressivo, con un particolare focus sull’algoritmo terapeutico nei soggetti refrattari o ricaduti dopo la prima linea. Le modalità formative interattive hanno lasciato spazio allo scambio di esperienza clinica, favorendo la condivisione di best practice.
Cosa pensa ci sia ancora da fare in questo ambito?
L’espandersi degli orizzonti terapeutici nei Linfomi NH rende sempre più cruciale l’integrazione tra i dati dei trial clinici e l’esperienza nella pratica clinica, in particolare per quanto riguarda il sequencing terapeutico e la definizione di un approccio personalizzato. In quest’ottica, il confronto di esperienza tra centri e tra specialisti è fondamentale e deve essere pertanto incentivato attraverso iniziative e programmi disegnati ad hoc.
Qual è l’aspetto principale dello Scientific Collaboration Program che sarà più importante secondo lei nei prossimi anni?
Uno dei valori di Incyte è l’alleanza. Crediamo che la sinergia tra i diversi attori del sistema salute sia fondamentale per affrontare le sfide che affrontiamo e spostare sempre più avanti i confini della medicina. Affinché questa collaborazione sia produttiva, occorre partire dall’ascolto dei nostri interlocutori, in questo caso la comunità scientifica, raccogliendo i bisogni emergenti e gli spunti che aiutano a costruire iniziative di formazione e modelli di collaborazione vincenti. Tra i temi cruciali, la gestione efficiente dei dati scientifici, prioritaria per garantire l’accesso e la condivisione delle informazioni in modo sicuro e trasparente. Anche l’approccio interdisciplinare è un tema che merita attenzione: favorire le contaminazioni tra settori diversi può stimolare l’adozione di modelli innovativi, pensiamo al tema dell’intelligenza artificiale e del suo potenziale nell’aiutare ad analizzare e interpretare grandi volumi di dati in modo più rapido e accurato, accelerando il progresso scientifico.