Alex Dell'Era
Luigi Mirco Amoreo
Come è nata l’idea di realizzare questo progetto e a chi si rivolge?
Alex Dell’Era (AD): L’idea è maturata osservando il panorama della prevenzione italiana: tante realtà straordinarie operano sul territorio, lontano dai riflettori. Molti volontari e professionisti della salute creano ponti preziosi tra ospedali e comunità locali. In questo contesto, la diagnostica per immagini oggi non è più soltanto un passaggio tecnico: è l’innesco del percorso di cura, quel momento decisivo che può cambiare la vita di una persona. Partendo da questa consapevolezza, abbiamo voluto integrare gli sforzi esistenti, avvicinando la diagnostica alle persone. “Prevenzione è Vita – Made for Life Stories” nasce per dare voce ai protagonisti della salute territoriale, rivolgendosi a tutti coloro che condividono la visione di una sanità più vicina, partecipata e umana.
Potrebbe descriverlo brevemente?
AD: “Prevenzione è Vita – Made For Life Stories” è una campagna che raccoglie esperienze concrete di prevenzione portata direttamente sul territorio. Documentiamo donazioni di tecnologie diagnostiche, giornate gratuite di screening in contesti non ospedalieri – piazze, centri culturali, ambulatori temporanei – dando visibilità a chi si impegna quotidianamente per la salute delle comunità, con contenuti editoriali strutturati, materiali visivi coerenti e un format narrativo rispettoso che trasforma ogni iniziativa documentata in una storia autentica. Il cuore del progetto risiede nella consapevolezza che ogni esame diagnostico non costituisce solo una procedura tecnica, ma l’inizio potenziale di un percorso di cura che può salvare vite.
Che risultati avete o volete raggiungere?
AD: Vogliamo contribuire alla costruzione di una cultura della prevenzione diffusa, accessibile e radicata nei territori. Ogni attività documentata ha coinvolto persone reali e generato un impatto diretto, trasformando momenti di screening in occasioni di ascolto, fiducia e consapevolezza.
Pur riconoscendo l’importanza dei dati quantitativi – abbiamo numeri significativi sia per l’engagement che per i servizi erogati – crediamo che i numeri raccontino solo una parte della storia. Il risultato più prezioso è valorizzare esperienze di solidarietà concreta che meritavano maggiore riconoscimento. L’obiettivo futuro è estendere questa rete virtuosa.
Cosa pensa ci sia ancora da fare in questo ambito?
AD: La sfida principale è rendere sistemico ciò che oggi rimane ancora troppo episodico. Occorre inoltre incentivare il dialogo tra i diversi attori per facilitare l’integrazione di nuove iniziative all’interno dei percorsi di prevenzione già consolidati, creando sinergie più efficaci e durature. È fondamentale fare cultura: educare alla prevenzione, rafforzare la fiducia nelle tecnologie diagnostiche e raccontare esperienze positive che possano trasformare l’approccio alla prevenzione.
Qual è l’aspetto principale del CSR Project che sarà più importante secondo lei nei prossimi anni?
Luigi Mirco Amoreo (LMA): La capacità di generare un impatto misurabile e umano allo stesso tempo. I progetti di responsabilità sociale più rilevanti saranno quelli capaci di coniugare visione strategica, etica e concretezza, dimostrando di rispondere a bisogni reali e non solo di immagine aziendale. Ciò rientra in una cornice ben più ampia, il framework dei criteri ESG rappresentano “tre” facce della stessa medaglia: non si tratta di ambiti separati, ma interconnessi, che devono essere affrontati in modo integrato per garantire un vero sviluppo sostenibile. Nei prossimi anni sarà centrale la capacità di raccontare il valore generato, non solo attraverso numeri e statistiche, ma anche attraverso storie vere e partecipate, in cui le persone possano riconoscersi e trovare ispirazione. La CSR autentica non si limita a raccontarsi: si applica concretamente. Solo quando si traduce in azioni coerenti, continuative e radicate nel contesto sociale e ambientale, riesce davvero a trasformarsi in cambiamento duraturo e significativo.