Il vaccino anti Covid-19 BNT162b2 sviluppato da Pfizer utilizzando la piattaforma a mRna è stato uno dei primi ad arrivare sul mercato. Abbiamo parlato di questa innovazione farmacologica con Eva Agostina Montuori, Vaccines medical Director Italy di Pfizer
Qual è l’impegno della sua azienda in questa area terapeutica?
Da diversi anni Pfizer è impegnata in ambito vaccinale nella prevenzione di malattie trasmissibili, con focus sulla popolazione adulta e pediatrica, con un portafoglio diversificato (malattia pneumococcica, meningococcica, meningoencefalite da zecca) e una robusta pipeline. Nella recente pandemia, come Pfizer, abbiamo confermato il profondo impegno nel contrastare e contenere l’impatto globale sulla salute pubblica, ambito che è ormai ampiamente riconosciuto come cruciale, e nel quale la nostra azienda si sta preparando a ricoprire un ruolo di sempre maggiore supporto.
A chi si rivolge il vostro prodotto?
Si rivolge a tutte le fasce di età, al momento sopra i 5 anni, e offre protezione virtualmente al maggior numero di persone possibile: si tratta di una vera “vaccinazione universale”. Inizialmente, in modo corretto, è stato impiegato nelle popolazioni più anziane e fragili (over 80 anni, soggetti fragili, residenti in strutture assistenziali) in un periodo in cui la pandemia da Covid aveva provocato un sovraccarico di ricoveri nei reparti ordinari e di terapia intensiva, nonché un alto tasso di decessi proprio in questa popolazione più vulnerabile. A seguire, progressivamente anche il resto della popolazione (inclusi adolescenti, bambini in età scolare e a breve anche gli infanti e i bambini in età prescolare) hanno potuto beneficiare degli effetti protettivi del vaccino.
Perché ritiene sia innovativo?
Fin dalla sua approvazione, il vaccino anti-Covid ha rappresentato l’emblema dell’innovatività e del modo di lavorare in “lightspeed”, per diversi aspetti:
1) l’utilizzo di una piattaforma (quella a mRNA) già conosciuta ma non ancora impiegata nello sviluppo di un vaccino,
2) la rapidità con cui è stato sviluppato (a partire dall’identificazione della sequenza genetica del virus) e reso disponibile alla popolazione (in soli 10 mesi, invece che nei classici 10 anni)
3) un nuovo paradigma di conduzione degli studi clinici, con monitoraggi da remoto dei centri partecipanti e inserimento dei dati nel giro di ore
4) il costante e stretto dialogo con le autorità regolatorie per la condivisione dei dati del trial “in tempo, pressoché, reale”
Che risultati avete o volete raggiungere?
In Italia la copertura vaccinale della popolazione generale ha raggiunto percentuali molto elevate (tra le più elevate in Europa, al pari della Spagna), pari quasi al 90% per quanto riguarda il ciclo primario e le terze dosi negli ultra70enni, che erano il target principale. Per il futuro, è importante comunicare il valore della prevenzione con le dosi successive, tra cui le formulazioni adattate alla variante omicron attraverso messaggi più mirati, in una fase in cui l’epidemiologia dell’infezione sta cambiando.
Quali ritiene siano gli unmet need di questa area terapeutica?
La necessità primaria è quella di comprendere l’evoluzione della pandemia, monitorare attentamente le caratteristiche epidemiologiche e seguire le modificazioni genomiche del virus, per poter individuare tempestivamente il momento di “adattare” il nostro vaccino per continuare ad assicurare la protezione migliore. La piattaforma a mRNA è stata sviluppata per essere capace di adattarsi in tempi brevi a questo tipo di modifiche e capire il momento giusto è cruciale.