Federica Cerea
GianmarioConti
Come è nata l’idea di realizzare questo progetto e a chi si rivolge?
L’idea è nata dalla volontà di offrire al field force un’esperienza formativa realistica, tecnologica e al passo con i tempi. Abbiamo scelto di utilizzare l’intelligenza artificiale per simulare interazioni autentiche con i medici, creando un contesto immersivo che permettesse di allenare le competenze comunicative in modo concreto. Inoltre, l’uso dell’AI ci ha consentito di raccogliere dati strutturati e feedback utili, trasformando il training in uno strumento evoluto e basato sull’analisi, non solo sulla pratica.
Potrebbe descriverlo brevemente?
“Meet the AI Doctor” è un progetto di formazione che utilizza avatar di medici iperrealistici, gestiti da intelligenza artificiale, per simulare interazioni reali tra ISF e HCP. L’obiettivo è migliorare le competenze comunicative degli ISF, la gestione delle obiezioni e la capacità di trasmettere il valore dei prodotti in modo empatico e basato su dati. Le sessioni, della durata di circa 20 minuti, prevedono role play con avatar di cardiologi, diabetologi, MMG e nefrologi, domande formative e un feedback finale.
Che risultati avete o volete raggiungere?
I risultati che abbiamo raggiunto finora sono molto incoraggianti: oltre il 90% dei partecipanti si è dichiarato soddisfatto, riconoscendo il valore di un training realistico e innovativo. Il progetto ha permesso di migliorare le competenze comunicative degli ISF, di allenare la gestione delle obiezioni e di fornire agli Area Manager uno strumento strutturato per il feedback. Guardando avanti, vogliamo consolidare questi risultati e spingerci oltre: ampliare il numero di profili avatar, integrare nuove funzionalità basate su AI per analisi e personalizzazione, e rendere la formazione sempre più efficace e coinvolgente. L’obiettivo finale è avere un field force pronta ad affrontare i rapidi cambiamenti del mercato e capace di offrire ai clinici un’informazione scientifica chiara, aggiornata e di grande impatto.
Cosa pensa ci sia ancora da fare in questo ambito?
C’è ancora molto spazio per innovare in questo ambito. La sfida principale sarà mantenere il giusto equilibrio tra la componente relazionale e quella digitale, evitando che la tecnologia riduca la qualità del contatto umano. Sarà fondamentale continuare a evolvere il modello in base alle esigenze degli ISF, integrando nuove soluzioni e sfruttando l’AI non solo per simulare, ma anche per analizzare e personalizzare la formazione. Inoltre, vogliamo che gli ISF siano sempre più preparati ad affrontare i rapidi cambiamenti del contesto sanitario e capaci di offrire ai clinici un’informazione scientifica sempre più efficace e di valore.
Qual è l’aspetto principale del CSO & Phygital Project che sarà più importante secondo lei nei prossimi anni?
Nei prossimi anni, l’aspetto più rilevante del CSO & Phygital Project sarà la capacità di integrare in modo efficace la componente digitale con quella relazionale. Non si tratta solo di adottare nuove tecnologie, ma di utilizzarle per ottimizzare il lavoro sul campo rendendolo più efficiente e valorizzare la qualità dell’interazione umana e rendere la comunicazione più mirata e personalizzata.