189 – Giovanella (Boehringer Ingelheim): “Ispirare le persone a trattare con serenità il tema della fragilità mentale è il primo passo per un cambiamento culturale”

D&I
Conversations
- Quelle centralissime periferie mentali

Giuliana Giovanella
Giuliana Giovanella

Dall’idea di rompere tabù, accrescere fiducia ed empatia per sostenere un ambiente di lavoro in cui le persone si trattino reciprocamente con rispetto nasce il progetto “D&I Conversations – Quelle centralissime periferie mentali”. A realizzarlo per i propri dipendenti è Boehringer Ingelheim e noi ne abbiamo parlato con Giuliana Giovanella, HR Talent Development and Diversity & Inclusion Specialist. Parte del team anche Monica Iurlaro, Medical & Scientific Director e Sara Vinciguerra, Head of Italy Corporate Affairs

Come è nata l’idea di realizzare questo progetto?
Mettere le persone al centro: siamo partiti da questo principio fondante della cultura di Boehringer Ingelheim e dalla consapevolezza che per il benessere delle persone la salute mentale è un elemento imprescindibile. Le fragilità psicologiche possono portare a patologie, anche legate all’ambiente di lavoro, tanto più in condizioni critiche come la pandemia. Segnali deboli ci dicevano inoltre della fatica di molti a mantenere un buon equilibrio personale e professionale. In questa cornice sono nate le D&I Conversations dedicate alla fragilità psicologica, intitolate (ispirandosi alla poetessa Alda Merini) “Quelle centralissime periferie mentali…”. Abbiamo voluto mettere a tema la salute mentale in una dimensione collettiva, aperta e di dialogo tra pari, le conversazioni, appunto, a partire dalla testimonianza di colleghi che hanno messo a disposizione di tutti il loro interesse, la loro energia e passione.

A chi si rivolge il vostro progetto?
Le D&I Conversations sono aperte a tutta la popolazione aziendale, a partecipazione volontaria (sia per i partecipanti, sia per chi offre le proprie testimonianze).

Potrebbe descriverlo brevemente?
Il format della D&I Conversation prevede incontri di un’ora, ripetibili durante l’anno, facilitati da HR ma guidati da collaboratori di diverse funzioni, in cui ad una prima parte di testimonianza segue un momento di confronto tra i partecipanti. Sono spazi liberi in cui mettere in comune pensieri ed emozioni, ascoltando i contributi e le opinioni altrui ed esprimendo e condividendo le proprie. La D&I Conversation sulla salute mentale ha affrontato il tema a partire da spunti poetici, narrativi, pittorici e fotografici, collegati alle esperienze personali dei testimonial, che hanno offerto punti di vista, riflessioni profonde e un importante spazio di ascolto, accendendo il dialogo con i partecipanti.

Che risultati avete o volete raggiungere?
Ci eravamo proposti di rompere tabù, accrescere fiducia ed empatia per sostenere un ambiente di lavoro in cui le persone si trattino reciprocamente con rispetto per crescere insieme. L’attiva e calorosa partecipazione e la numerosità delle richieste di iscrizione, che ci ha portato ad aumentare il numero di incontri previsti, hanno fatto risuonare forte l’esigenza dei collaboratori di parlare di questo argomento, sul quale il top management, a partire dalla Country Manager, ha dimostrato impegno e responsabilità partecipando in prima persona alle conversazioni. Questa partecipazione ha fatto sì che un tema “scomodo” diventasse parte esplicita delle conversazioni manageriali, stimolando crescita e confronto.

Cosa pensa ci sia ancora da fare in questo ambito?
Ispirare le persone a trattare con serenità il tema della fragilità mentale è il primo passo di un percorso di cambiamento culturale che va sviluppato e consolidato nel tempo e su tutta l’organizzazione. Chi gestisce collaboratori merita un focus specifico affinché sia sostenuto nel riconoscere, rispettare e affrontare segnali di fragilità psicologica. Proprio in questo senso stiamo portando avanti ora il nostro impegno.

Qual è l’aspetto principale delle Human Resources che sarà più importante secondo lei nei prossimi anni?
In previsione di un futuro sempre più ibrido e fluido, è centrale la capacità dei singoli di autoregolarsi e mettere in campo le proprie risorse ed energie in modo equilibrato. Senza attenzione a questo, non saremo in grado di realizzare ambienti di lavoro realmente inclusivi e flessibili, che possano essere fonte di benessere e soddisfazione per i collaboratori, che portino risultati ottimali all’organizzazione e che siano attrattivi per i talenti. Credo che l’HR debba lavorare per questa visione del futuro, che sia stimolo e ispirazione per le organizzazioni. Una sfida per costruire una società più sostenibile per tutti.



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