Gaia Al Mudarris
Come è nata l’idea di realizzare questo progetto e a chi si rivolge?
L’idea nasce dall’esigenza di raccontare l’azienda attraverso le persone che ne fanno parte. In un mondo in cui la comunicazione istituzionale rischia di sembrare distante o poco autentica, abbiamo deciso di puntare sul volto più credibile che un brand possa avere: quello dei propri dipendenti. Il programma si rivolge a tutti i collaboratori Lo.Li. Pharma, trasformandoli – su base volontaria – in ambasciatori del brand su LinkedIn, offrendo loro strumenti, formazione e riconoscimento.
Potrebbe descriverlo brevemente?
Lo.Li. Pharma LinkedIn Ambassador è un progetto di employee branding che ha coinvolto colleghi di diversi reparti in un percorso di formazione e valorizzazione digitale. Ogni partecipante è stato accompagnato nella costruzione della propria presenza professionale su LinkedIn, imparando a comunicare in modo efficace e coerente con i valori aziendali.
Attraverso contenuti condivisi, post originali, un sistema di gamification e classifiche mensili, abbiamo costruito una community interna attiva, motivata e orgogliosa di rappresentare l’azienda online.
Che risultati avete o volete raggiungere?
In un solo anno abbiamo ottenuto risultati significativi: +22% di crescita della community aziendale su LinkedIn, soprattutto grazie agli oltre 600 post generati dai nostri 13 Ambassador e un incremento tangibile dell’engagement interno. Oltre ai numeri, ciò che ci rende più fieri è l’impatto sulla cultura aziendale: maggiore senso di appartenenza, partecipazione spontanea e crescita delle competenze digitali dei dipendenti. L’obiettivo a lungo termine è continuare a investire sulle persone come veicolo di reputazione e innovazione.
Cosa pensa ci sia ancora da fare in questo ambito?
Credo ci sia ancora molto da costruire in termini di cultura digitale interna. Serve coltivare una maggiore consapevolezza del valore della propria voce professionale online, superando paure e barriere culturali. Vogliamo continuare a offrire supporto, momenti di formazione, occasioni di confronto e spazi creativi per far sentire ogni dipendente parte di una narrazione collettiva, autentica e condivisa.
Qual è l’aspetto principale del CSR Project che sarà più importante secondo lei nei prossimi anni?
La responsabilità sociale d’impresa passa sempre più dalla coerenza tra ciò che l’azienda comunica e ciò che le persone che ci lavorano vivono ogni giorno.
Nei prossimi anni sarà fondamentale creare programmi che non solo raccontino i valori aziendali, ma li riflettano nei comportamenti concreti e nelle relazioni interne.
Progetti come questo mettono in pratica un CSR “vissuto”, in cui ogni persona diventa testimone attiva del modo in cui le risorse umane fanno esperienza dell’azienda e della sua mission.