Pitture rupestri ai raggi X per svelarne i segreti

La nuova arma a disposizione di archeologi ed esperti del settore sarà composta dai raggi X. Svelare i segreti delle pitture rupestri senza il rischio di danneggiarle sarà possibile grazie all’impiego di tecniche pXrf. A confermarlo è uno studio presentato al Congresso della Società americana di chimica dagli studiosi del Centro di ricerca archeologica Shumla in Texas.

La spettroscopia fluorescente portatile a raggi-X (pXrf)
Nel corso degli anni, molti studiosi nel cercare di raccogliere dei campioni spesso hanno finito per danneggiare i graffiti. “In questo caso abbiamo usato una tecnica chiamata spettroscopia fluorescente portatile a raggi-X (pXrf), in cui l’apparecchio, piccolo, viene portato direttamente sul sito da studiare, senza produrre alcun danno”, precisa Karen Steelman, coordinatrice dello studio. Lo strumento “ci dà l’analisi dei materiali con cui è fatto ed è il primo passo per capire come gli artisti antichi abbiano usato materiali diversi per fare questi dipinti”, prosegue.

I ricercatori si sono concentrati sulle rocce e le caverne dei Lower Pecos Canyonlands in Texas. Già in precedenza avevano analizzato la composizione dei pigmenti di più di 10 siti nella regione, ma senza riuscire a capirne la composizione. Questa volta hanno usato la pXrf per misurare 128 aree dove c’era la sovrapposizione di pigmenti di rosso, nero, bianco e giallo, riuscendo così a determinare lo schema degli strati di pigmento e i loro elementi di composizione.

Inoltre con questo ‘radiografo’ portatile hanno rinvenuto precedenti strati non visti di nero, sotto strati di rosso, fatti di manganese e ossido di ferro rispettivamente. Il che indica un livello di sofisticatezza visto in altri siti di Lower Pecos risalenti a 2.500 e 500 anni prima di Cristo. Infine hanno scoperto delle tracce di piombo, mercurio e selenio che hanno rivelato in alcuni punti il danno prodotto dall’impatto di vecchi proiettili, vandalismo frequente all’inizio del ‘900.

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