Depressione “tra mondo reale e virtualità” – intervista a Wilma Di Napoli

Il 17 ottobre si terrà la giornata europea della depressione. L’evento, organizzato dall’European Depression Association (EDA) è alla sua diciassettesima edizione. Sarà ancora una volta l’occasione di fare luce sul tema della depressione, con una particolare attenzione alla sua espressione nella dimensione “virtuale”, oltre che nella vita reale, facendo anche riferimento all’impatto che la pandemia da Covid-19, con tutte le sue implicazioni, ha avuto sulla popolazione. Ne abbiamo parlato con la Dottoressa Wilma di Napoli, Co-Responsabile territoriale del Servizio di salute mentale di Trento e Vice presidente dell’EDA Italia.

Dottoressa, quali temi saranno trattati nel corso della giornata europea della depressione?

Lo slogan iniziale della giornata era “Depressione fra mondo reale e virtualità”. Naturalmente la situazione che stiamo vivendo, particolare e stravolgente, ha dato qualche connotazione in più a questo evento.
Il distanziamento sociale, l’isolamento e lo smart working hanno gettato nuova luce sull’uso delle comunicazioni digitali. Questo ha sicuramente influenzato il mondo della salute mentale e le dimensioni in cui si declinano i disturbi psichiatrici: la depressione ha una sua modalità di espressione e manifestazione che può sussistere sia nel mondo reale sia in quello virtuale.

Inoltre la riduzione del contatto con le persone e delle comunicazioni “reali”, può essere un fattore di rischio per le persone più fragili, che possono facilmente scivolare in condizioni di malessere, di tipo ansioso o depressivo, senza che al disturbo venga data una risposta incisiva.

Più nel dettaglio, qual è stato l’impatto della crisi sanitaria sui disturbi dell’umore e sulla depressione?

La pandemia ha determinato una serie di sconvolgimenti alla vita quotidiana, ha aumentato la precarietà sul lavoro e messo a rischio la salute personale. Il lockdown ha sicuramente accentuato i disturbi dell’umore, ma per certi versi questa fase di chiusura forzata, imposta e condivisa, è stata tollerabile per le persone con difficoltà relazionali che si sono sentite in qualche modo meno sotto pressione.

Con la riapertura molti nodi sono venuti al pettine. Si è sentito il peso dei mesi di solitudine, affrontare la riapertura non è stato semplice e ora siamo in una sorta di limbo, sempre pieno di incertezza, che rischia di far scivolare le persone più fragili verso la depressione.

Come possiamo definire il ruolo della rete per le persone che soffrono di depressione?

La rete ha una doppia anima, non è in assoluto né negativa né positiva. La possibilità di accedere a forme di comunicazione digitali, virtuali, può essere un aiuto per chi ha difficoltà nella socialità reale, può fornire conforto e risposte, attraverso siti e chat. Per non parlare della possibilità sempre più sviluppata di accedere alla telemedicina.

D’altra parte c’è un risvolto negativo. Esistono siti che insegnano i modi più facili per suicidarsi o in cui le persone con intenzioni suicide si invogliano a vicenda. La rete può anche dare molto spazio alla spettacolarizzazione di alcuni malesseri che possono indurre fenomeni di emulazione.

Come si manifesta la depressione nel mondo virtuale?

Fare una distinzione tra manifestazioni reali e virtuali forse non è corretto. Ad oggi il mondo virtuale, sopratutto per i giovani, è in qualche modo reale. I ragazzi esprimono la loro personalità attraverso le due dimensioni. E quindi il disagio in un adolescente può emergere attraverso l’isolamento in classe, ma anche attraverso un post pubblicato sui social. È utile tenere presente che queste realtà sono interconnesse ed è bene conoscerle al meglio per utilizzarle al fine di individuare problemi e tamponare i fattori di rischio.

Come dovrebbero agire i professionisti della salute rispetto alla presenza di queste due dimensioni di espressione della patologia?

Noi professionisti della salute mentale dovremmo imparare a valutare il quadro complessivo e ad identificare le manifestazioni di disagio nella dimensione reale e/o in quella virtuale. Dobbiamo sviluppare una conoscenza di queste dimensioni e sfruttare al meglio le risorse che la virtualità ci offre. Tenendo presente che molto spesso sui social si usa una comunicazione non verbale, attraverso immagini o video. È chiaro che se un giovane posta video di violenza verso i suoi coetanei o di odio verso gli altri, è presente un disagio che va affrontato.

Quali sono gli obiettivi della giornata europea della depressione?

Con la giornata della depressione 2020 vogliamo proprio evocare questa apertura a 360 gradi, che consideri ogni dimensione del malessere. Gli obiettivi della giornata sono sempre quelli di sollecitare l’attenzione della collettività sul tema della depressione, che a breve diventerà la prima patologia causa di danno e di malessere per la popolazione europea.

Vogliamo anche lanciare un messaggio propositivo rispetto a tutte le forme di assistenza disponibili: i servizi, il mondo dell’associazionismo, dell’autoaiuto, anche nella virtualità. Per far questo verranno organizzati eventi in tutte le regioni Italiane, il programma dettagliato è disponibile sul sito dell’EDA Italia.

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2 Thoughts to “Depressione “tra mondo reale e virtualità” – intervista a Wilma Di Napoli”

  1. Antonino Azzara

    Più si parla di questo argomento piu’la popolazione si deprime.Occorrerebbe evitare queste indicazioni che argomentano la popolazione che sta attraversando un momento molto delicato e preoccupante.

  2. Antonino Azzara

    Parlare di questi argomenti in una fase come questa,non fa altro che deprimere la popolazione.Smettiamola di essere pessimisti su tutto.

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