Piegarsi in avanti usando lo smartphone causa “collo da testo”

I chirurghi spinali stanno notando un incremento dei pazienti con dolore a carico del collo e del rachide superiore, verosimilmente correlato ad una postura scorretta durante l’uso prolungato dello smartphone. Secondo Todd Lanman del Cedars-Sinai Medical Center di Los Angeles, autore di un recente studio in materia, alla radiografia il collo tipicamente si incurva all’indietro, ma ultimamente è stato osservato che questa curva viene invertita dal paziente che guarda il proprio telefono per ore ogni giorno, e sono preoccupanti le conseguenze che ciò potrebbe comportare per i bambini.

La posizione scorretta consiste in un reclinamento di 45 gradi, e risulta peggiore nello scrivere messaggi e nella posizione seduta. Per ridurre lo stress del cosiddetto “text neck”, si raccomanda di tenere il telefono di fronte al viso o al livello degli occhi mentre si scrive, e di usare due mani e due pollici per creare una posizione maggiormente simmetrica e confortevole per la colonna.

Al di là degli smartphone, i chirurghi spinali raccomandato che le persone che lavorano al computer o con i tablet usino un monitor sollevato in modo che esso rimanga all’altezza degli occhi, mentre con i portatili raccomandano un adattamento simile usando mouse e tastiera separati in modo che il portatile stesso possa essere posizionato per creare una buona postura ergonomica con la digitazione.

Alcuni esperti affermano però che sia difficile raccomandare una buona posizione per gli smartphone: sollevando il telefono all’altezza degli occhi si creerebbero infatti problemi alle spalle per via della posizione delle braccia. Sono state proposte diverse soluzioni al problema, come alcune app che lanciano segnali d’allarme agli utenti per evitare una postura prona prolungata, esercizi da effettuare sul letto per ripristinate il normale arco del collo o addirittura usare fotografie effettuate da terze persone della propria posizione durante l’uso del cellulare come sfondo del cellulare stesso, in modo da ricordare di effettuare pause frequenti anche di pochi secondi che aiuterebbero i tessuti a riprendersi. (Spine J online 2017, pubblicato il 20/3)

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