Antidepressivi e terapia cognitivo-comportamentale alleviano ipocondria

L’antidepressivo noto come fluoxetina potrebbe aiutare ad alleviare l’ipocondria, e l’aggiunta della terapia cognitivo-comportamentale (CBT) fornisce un lieve beneficio incrementale, come dimostrato da uno studio condotto su 197 pazienti, ma dato che circa la metà dei pazienti nello studio non ha risposto ad almeno uno dei due interventi, sono necessari nuovi approcci maggiormente intensivi, come affermato dall’autore Brian Fallon della Columbia University di New York.

Il presente studio, comunque, è stato uno dei più ampi sul trattamento dell’ipocondria e, probabilmente, il primo a valutare una terapia combinata. I deboli effetti della CBT nel presente studio sono in contrasto con quelli generalmente riportati, il che potrebbe essere dovuto a diversi fattori, fra cui una scarsa ritenzione dei pazienti che hanno ricevuto CBT, la sua durata relativamente breve e l’assenza di componenti che enfatizzassero la terapia espositiva nella CBT stessa.

Secondo i ricercatori, l’ipocondria in genere risponde bene ad un trattamento appropriato: i pazienti con ansia possono migliorare se trattati con un SSRI e/o  CBT, specialmente se la CBT prevede l’esposizione a ciò che il paziente teme. I medici, peraltro, dovrebbero prestare attenzione ai possibili segni di preoccupazione ossessiva nei pazienti agitati per la propria patologia. Per quanto i sintomi somatici non diminuiscano considerevolmente, la paura e la disperazione legate a questi timori e comportamenti ossessivi rispondono bene al trattamento, e quindi il paziente andrebbe incoraggiato a ricercare un consulto psichiatrico.

Sono molto pochi gli studi che coinvolgono pazienti con ansie correlate alla salute rispetto a quelli che considerano pazienti con ansia generalizzata o disordine ossessivo-compulsivo. Ciò non deve sorprendere, in quanto i primi sono molto sensibili alla presenza di effetti collaterali nei farmaci, spesso presumendo che si tratti dei segni della presenza di una patologia distinta. Essi in genere temono i farmaci, e se possono scegliere optano per i trattamenti psicologici. (Am J Psychiatry online 2017, pubblicato il 28/6)

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